(Lo so, è lungo. A mia discolpa dico che l’avrei volentieri tagliato in due, ma non sono riuscito a trovare il punto dove farlo: forse mi sbaglierò ma mi sembra indivisibile, lèggere per credere…)
[Si svegliò ed era tutto buio.] Teo dice che dopo un po’ gli occhi si abituano ma non è mica vero, il buio della Nuova Mami è troppo buio e lui si sforza gli occhi ma non ci vede lo stesso. Deve fare la pipì ma il bagno è lontano e il percorso è pericoloso. Ci vuole coraggio, a camminare di notte in quella stanza. Ma perchè la Nuova Mami non gli ha lasciato una lampada sul comodino, un coso come avevano prima, un’abasùur, sì, ci ha messo così tanto a imparare il nome e poi la Mami è andata via e è arrivata la Nuova Mami e ha detto che ai bambini coraggiosi non gli serve, ma lui mica è coraggioso, e allora la Nuova Mami è cattiva? È una cosa che bisogna pensarci, ma adesso ha altri problemi. [Trattenne il respiro.] Si sente Teo che dorme alla sua sinistra, a una distanza di un braccio, e quello va bene, solo che, se sta davvero in silenzio e apre bene le orecchie, si sente anche qualcos’altro, qualcosa che tutti gli dicono che non c’è, ma se non c’è come fa a fare quel rumore? [crr crr crr… Si voltò verso Teo]. Teo non sente niente e dorme tranquillo, ma non si sveglia mai per andare a fare la pipì? Non lo sa ma non gli ha mai detto niente, forse si vergogna come lui che mica glielo ha detto a Teo. E se lo sveglia e vanno in due? Forse in due ce la fanno, forse si accontenta di prendere uno e magari prende Teo… [Per un attimo quell’idea si fece più grande della mente che la conteneva e se qualcuno avesse potuto vedere nel buio della stanza l’espressione che aveva in faccia, se avesse potuto vedere quegli occhi, sarebbe di sicuro scappato. crr crr crr…] Di nuovo! Forse se sta per un po’ fermo lì in silenzio la smette, qualche volta va così, certo ha davvero tanto bisogno… [crr crr… crr crr] Oh mamma! Si è messo a grattare anche in alto! Quando fa così non la smette più. Insomma è inutile aspettare ma lì sotto le coperte è al sicuro e invece là fuori… là fuori non sei mai sicuro di tornare. Già mettere un piede per terra è pericoloso, metti che da sotto il letto spunta una mano… macchè, magari! metti invece che spunta un’artiglio e ti afferra la caviglia e poi comincia a tirare, a tirare tanto forte che non riesci a scappare e ti trascina là sotto e poi… poi chi può sapere che fine fai? Sai solo che non torni più. [Un piede spuntò fuori dalle coperte, esitò, poi arrivò sul pavimento e tastò in cerca delle ciabatte] Ma dove sono? E se l’artiglio gli ha fatto uno scherzo? No, eccole. Il passo successivo è infilare i piedi e sperare che non c’è niente dentro le ciabatte, magari nascosto proprio in fondo pronto a morderti le dita e poi a zampettare via sopra ai tuoi piedi… [L’altro piede si avventurò anche lui fuori dal tepore, tutti e due finirono dentro alle ciabatte. crr crr…] Oh mamma, ancòra! Adesso però che le gambe sono fuori a prendere freddo deve sbrigarsi a far uscire anche il resto, perchè il tempo passa e il bisogno aumenta e quando hai tanto tanto bisogno cominci a sragionare e non puoi permetterti di sragionare se sei in mezzo ai pericoli. [Si mise seduto, si tolse le coperte di dosso e si alzò in piedi, continuando a tenere una mano appoggiata al bordo del letto] Allora, il percorso non è difficile, sa che dietro a lui c’è il comodino di Teo, a sinistra il letto di Teo, e una volta arrivato alla fine del suo, di letto, sa che sarà a un solo metro dall’armadio [crr crr… Per la sorpresa fece un saltino sul posto] Oh! Ecco sì, l’armadio dove si nasconde quella cosa lì che non la smette di grattare, Golum la chiama lui quando cerca di convincere qualcuno che c’è davvero, anche se non sa da dove ha preso quel nome… Una volta arrivato lì deve solo lasciare la presa sul suo letto e attaccarsi a quello di Teo, andare avanti fino al muro e da lì basta andare a destra fino a sentire la maniglia della porta che dà sul corridoio. Niente di difficile, ma quell’armadio… Non può aspettare ancora se non vuole farsela addosso, allora via!
Cammina, anche se non sa se si può dire camminare quando metti un piede davanti all’altro senza quasi alzarlo da terra, lentamente, lentamente, senza mai staccare la mano dal bordo del letto… Sente le gambe deboli e comincia a avere caldo, più caldo che se c’è caldo davvero e [crr crr…] ohmamma adesso si sente meglio anche la cosa nell’armadio, più vicina e più pericolosa e gli tremano le gambe, davvero, non gli è mai successo prima che gli tremano così e lui che non ha mai creduto a quelli che glielo raccontavano, lui che pensava che succede solo nelle storie… Manca poco, lo sa, ancora due passi e sarà nel punto più vicino all’armadio e pensa che forse Golum ha fatto finta di non trovare l’uscita e in realtà sta solo aspettando che lui è lì, il più vicino possibile, e così la cosa esce di corsa e lo prende prima che riesce a scappare e gli mette una mano viscida sulla bocca e così non può gridare e lo porta dentro l’armadio attraverso il passaggio segreto che usa per arrivare lì, e poi lo porta dove vive, e lui e tutti i suoi amici come lui gli fanno male, tanto tanto male e lui urla più che può ma là nessuno può sentire… [crr crr crr crr…] Ohmamma sta grattando più veloce, ha capito che lui è vicino, gli sembra anche di sentirlo respirare dentro all’armadio e chissà che puzza la sua bocca, puzza di bambini masticati… Però lui non è un bambino stupido e sa che Golum non è mai uscito da là, altrimenti lo vedevano, e allora quando lui esce non sa com’è la stanza e allora anche se vede al buio ci sarà un momento che non capisce bene dov’è e allora lui che invece conosce a memoria la stanza può scappare e salvarsi… e però così Teo sarà in pericolo… però lui non può farci niente per questo, gli ha già detto di Golum e non ci crede e se lo sveglia adesso quello è capace di dargli un pugno sul naso e allora adesso è giusto che si arrangia. [Di nuovo il suo viso si trasfigurò e un sorriso sinistro trasformò per un attimo la sua espressione in quella di un vendicatore che gusta la lenta agonia della sua vittima] Un passo ancora, il passo più difficile e la paura gli fa vedere quello che succede se lui quando sente l’armadio aprirsi scappa di corsa e scivola come uno stupido, scivola e Golum gli salta addosso quando è per terra e prima di portarlo via gli dà un morso per gustarselo un po’ subito e lui vuole urlare ma quello gli strappa la lingua e se la mangia e poi lo prende su e lasciano una scia di sangue e gli fa tanto tanto male la lingua e dove l’ha morso e vuole urlare ma non può e Teo continua a dormire senza accorgersi di niente… [crrcrrcrr…crrcrrcrrcrr] Mammamamma! La scena che ha pensato gli ha fatto così tanta paura che per un momento pensa di tornare indietro e sta quasi per piangere… Ma deve andare, ha troppo bisogno, ancora un passo e può lasciare il suo letto e andare verso quello di Teo, ancora un passo… [bump! Il suo ginocchio andò a sbattere contro qualcosa, per reazione fece un salto all’indietro] C’è qualcosa che non può esserci lì in mezzo e è curioso di capire cos’è e la paura per un momento può aspettare, torna avanti e tasta con la mano sinistra (l’altra la tiene sempre sul letto) e è facile: è il comodino! Dove ha sbagliato? Non può stare a pensarci, non ha tempo, sa solo che se il comodino è lì allora deve andare dalla parte opposta e allora si gira e parte però c’è qualcosa che non va, se lui si tiene con la mano sinistra allora quello non è il suo letto ma è quello di Teo e bisogna controllare e allunga la mano verso il centro del letto e aspetta di sentire il corpo di Teo che dorme ma non c’è nessuno lì e gli vengono i dubbi e prova a star fermo per sentire suo fratello che respira ma non sente niente, forse anche perchè adesso il cuore gli batte così forte che sente solo quello, è tutto un tum-tum-tum veloce e suda anche tanto e pensa che allora forse si è girato al contrario nel letto mentre dormiva e si è svegliato con la testa dove stanno i piedi e è sceso dalla parte sbagliata del letto e quello che ha trovato è il suo comodino, ma se è così allora se si sposta verso destra deve sentire con la mano la parete della stanza, allora prova a spostarsi ma piano perchè non vuole staccare la mano dal letto, si abbassa un po’ sulle ginocchia e allunga quanto può il braccio destro ma invece della parete tocca un letto e non è più sicuro di dov’è… [crr crr…] Il grattare sembra più lontano e sembra dietro di lui e allora deve per forza… [bump!] eccolo sbattere di nuovo contro il comodino e quello è il comodino giusto, quello di Teo, non si è sbagliato prima, adesso sente bene che Teo sta dormendo alla sua destra e se si gira all’indietro è di nuovo com’è partito solo con tanto tanto più bisogno, ma allora quel comodino in più non può esistere perchè quando hanno spento la luce non c’era e poi perchè devono mettere un comodino in mezzo alla stanza? Le domande non servono quando hai bisogno (tanto tanto tanto bisogno), ti fanno solo perdere tempo, si va e basta e se si deve spostare un comodino lo si sposta e se fa rumore e sveglia qualcuno meglio, che magari ti dice cosa ci fa lì e magari accende anche la luce e Golum non esce se c’è la luce accesa… [crr crr…] Eccolo di nuovo, è più vicino, per forza, manca poco… sì, ecco il comodino, basta spostarlo… ma cosa ci hanno messo dentro? pesa un quintale di sicuro e gli viene l’idea di aprire lo sportello per esplorarlo ma non lo fa perchè non ha tempo e poi non si fida, tastare nel buio non è mai una bella cosa e allora meglio scavalcarlo, non è mica difficile… [Percorre con le mani la superficie superiore del comodino per arrivare al bordo dalla parte opposta e utilizzarlo come appiglio per issarsi ma non c’è spazio: il comodino è addossato a una parete] No, questo non è possibile, non può esserci un muro lì, e intanto il cuore gli batte di nuovo veloce, anzi più veloce ancora di prima, così veloce che ha paura che gli scoppia e adesso non sa cosa fare [crr crr…] e l’armadio non può essere oltre un muro, non è possibile e non ha senso e allora si siede sul letto molla lì le ciabatte e gattona sul materasso e arriva fino al cuscino e si infila di nuovo sotto le coperte e cerca di calmarsi ma intanto il bisogno è aumentato, non ha mai avuto così tanto bisogno e è tutto sudato per la paura e è sicuro che se Golum trova il modo di uscire dall’armadio lui sì che riesce a passare attraverso quel muro e allora deve stare sotto le coperte, lì nessuna cosa lo può toccare, solo lì è al sicuro e deve solo riuscire a dormire, che quando dorme non se la può fare addosso e però per riuscire a dormire deve prima smettere di tremare e non deve mettersi a piangere che non si è mai visto uno che si addormenta mentre piange. [Davide riuscì infine ad addormentarsi. Difficile capire da dove gli fosse arrivata quella assurda convinzione, subito smentita dalla realtà: la mattina seguente il risveglio di Matteo fu rovinato dal disgustoso odore di urina proveniente dal letto di suo fratello]
* * *
Bussarono alla porta.
-Sandra? Sono Ilaria- disse la voce al di là.
-Entra pure- rispose la direttrice. Ilaria aprì la porta e rimase lì in piedi appoggiata alla maniglia:
-Davide se l’è fatta addosso- disse. L’altra la guardò da dietro gli occhiali:
-Beh, non è mica la prima volta, sì ok, è passato un bel po’ di tempo ma avrà avuto un incubo, succede. Ti ha detto qualcosa?-
-Beh sì, lui crede che sia successo davvero, mi ha detto che voleva andare in bagno ma c’era un muro in mezzo alla stanza. E poi continua a dire che c’è una cosa nell’armadio che vuole prenderlo. Dovevi vedere come tremava, e aveva il cuore a mille. Forse è meglio che gli lasciamo una lampada sul comodino-
-Senti, non ricominciamo, se gli lascio la lampada finisce che gli sembrerà di vedere qualcosa di strano nelle ombre e poi ci verrà a dire di lasciare l’armadio aperto e poi magari dovremo mettere una luce anche dentro all’armadio, ne abbiamo già parlato, dobbiamo frenare ‘sta cosa sennò non la finiamo più- La direttrice si accorse che Ilaria non la stava ascoltando:
-Non sei venuta qui solo per questo, vero? Dimmi, cosa c’è?-
-Beeeh… A proposito di Davide… C’è una cosa, cioè mi è sembrato…- Era in difficoltà, perciò la direttrice la interruppe:
-Dài, chiudi la porta e vieni a sederti e mi racconti con calma- Ilaria obbedì; quando si fu seduta abbassò la testa e guardando il pavimento disse:
-Sai, certe volte mi sento come… osservata e allora mi giro e c’è Davide che mi guarda… che mi guarda in un modo strano…-
-Strano? Strano in che senso?-
-Strano nel senso che mi guarda come… come un uomo guarda una donna…- sembrava sul punto di piangere.
-Ho capito dove vuoi arrivare- si alzò, fece il giro della scrivania e prese le mani di Ilaria fra le sue- Guardami Ilaria- l’altra obbedì, i suoi grandi occhi luccicavano e, piccola com’era, la facevano sembrare una bambina- Tu credi che stia tornando indietro, tu adesso vuoi credere che tutto ritornerà come prima- Ilaria la interruppe:
-Ma può succedere! Non puoi dire che non può succedere!- le lacrime presero a scenderle lungo le guance, lentamente.
-Va bene, può succedere. Ma lo sai che è più facile che non succeda, lo sai che anche se è come dici tu potrebbe fermarsi a… com’è adesso. E comunque le cose saranno diverse da prima. Ehi, ascoltami: non farti troppe illusioni, ok? Le illusioni ti fanno solo male, non pensare a quello che sarà, resta sull’adesso, poi quello che arriverà sarà tutto un di più… Io spero per te che vada tutto per il meglio, lo sai, ma non vorrei vederti così ancòra…- la fece alzare e l’abbracciò e mentre sentiva cadere un’altra difesa di Ilaria, che cominciò a singhiozzare, pensò alle conseguenze di un’eventuale guarigione di Davide: se avesse davvero ricordato tutto ciò che la sua mente gli aveva negato per anni per difenderlo da sè stesso, come avrebbe potuto reagire? E cosa ne sarebbe stato di Matteo senza quel legame fraterno che le loro menti avevano inspiegabilmente creato dopo la regressione e che, nel suo caso, aveva fatto scomparire da un giorno all’altro una straordinaria aggressività? Forse quella loro strana alienazione era il male minore. Ma non avrebbe mai rivelato a Ilaria quei ragionamenti: era venuta a dirigere quel posto da meno di un anno ma si era già affezionata a quella donnina, perchè aveva visto quanto grande fosse il suo cuore e perchè si commuoveva pensando alla bellezza di ciò che ancòra la legava a Davide nonostante tutto; immaginava che al suo posto lei avrebbe avuto i suoi stessi desideri e le sue stesse speranze, anche a costo di rischiare una delusione, come quando stendi la mano per accogliere nel palmo una foglia in caduta da un ramo e all’ultimo momento la vedi beffarti con un volteggio imprevedibile e finire in terra.
* * *
Davide si era appena svegliato da un tranquillo sonnellino pomeridiano e si era alzato a sedere sul letto, appoggiato allo schienale. Ancora mezzo intontito, puntò gli occhi a sinistra dove c’era Matteo placidamente addormentato. In quel momento qualcosa successe dentro di lui e in un attimo fu perfettamente sveglio, guardò quell’uomo disteso e non lo riconobbe, si guardò in giro e non riconobbe la stanza, si guardò le mani e gli sembrarono leggermente diverse da come le ricordava, si tolse il pigiama e anche il suo corpo non era proprio quello solito. Scattò verso la porta e uscì in un corridoio deserto che non riconobbe. Vide che nella parete di fronte, due metri alla sua sinistra, si apriva la porta di un bagno: ci entrò e si guardò allo specchio. Inorridì. Quella faccia era la sua ma si portava addosso almeno dieci anni in più del dovuto. Dov’era finito? E cosa n’era stato di quei dieci anni e più che non ricordava d’aver vissuto? Era proprio lui quel quarantenne? Quella fronte vasta e quegli occhi… Quegli occhi infossati erano gli stessi di suo padre e subito si ricordò di ciò ch’era successo… più di dieci anni prima, anche se avrebbe giurato fosse passato solo un giorno, un giorno appena da quando Ilaria… Poi, allo stesso modo in cui era arrivato, tutto scomparve e si chiese come mai si trovasse fuori dalla sua stanza, scalzo e senza pigiama, e rise perchè gli era appena venuta l’idea di svegliare Teo con un rutto. Un attimo in più di lucidità davanti allo specchio e si sarebbe messo a urlare. Non sapeva (perchè non lo ricordava) di non avere fratelli, non sapeva che gli era già successo altre volte di ritornare in sè, non sapeva che gli succedeva sempre più spesso, non sapeva che quegli intervalli di memoria duravano sempre di più. Non sapeva. Non ancòra.
Sono troppo ignorante anche solo per accettare o rifiutare le premesse alla tua domanda, figurarsi rispondere... Dico solo che mi…