E insomma c’è questa specie di sfera che mi porto sempre dietro. La guardo e la accarezzo, e nelle sere più buie e silenziose riesco a guardarla ancora meglio, riesco a osservare con maggiore precisione ogni suo gonfiore, ogni suo avvallamento; quello che non vedo lo completo per mezzo dei ricordi, e i ricordi costringono la sfera a seguire le loro volontà – la mia volontà. Tutto questo potrebbe sembrarvi strano, ma quello che sto per dirvi vi sembrerà anche stupido e insano, credo.
Guardo e accarezzo la sfera, dicevo, e quando la sera è particolarmente buia, o quando il tempo è particolarmente immobile, afferro la sfera e la tengo stretta nella mia mano. Percepisco il gelo che emana, sento tutto il suo peso -a volte è così pesante da diventare un’àncora. La mia mano la circonda e la nasconde ma non ho bisogno di guardare per sapere quali sono le zone dove premere più a fondo per poter raggiungere il mio scopo, ormai la conosco quasi a memoria. Premo e sento che la sfera a sua volta preme sulla mia pelle in una moltitudine di punti diversi. Appena dopo che la mia mente l’ha immaginato ecco che i punti si fanno punte, e in pochi attimi arriva il primo accenno di dolore. Quanto dolore ci sarà dipende dalla mia volontà – quasi sempre, càpita che ciò che ho scatenato si fermi un po’ più in là rispetto a dove avrei voluto si fermasse. Le punte lentamente si allungano, si aprono una strada attraverso la pelle e cominciano a scavare nella carne: gocce di sangue vengono spremute fuori, a volte qualche lacrima le accompagna. Una volta raggiunta una certa profondità le punte si ramificano e pian piano arrivano a toccare delle strane zone, nelle quali il dolore richiama, si sovrappone e si somma a dolori passati suoi simili. Dopo un tempo più o meno lungo (impossibile misurarlo con certezza) le punte si ritraggono, sempre lentamente, lasciando come segno del loro passaggio le ferite gocciolanti nella mia mano – quante volte sono state le prime immagini al risveglio, dopo essermi addormentato mentre la sfera eseguiva il suo odioso còmpito…
Faccio questo perché mi piace? No di certo. Lo faccio perché penso di meritarmelo, innanzitutto. E lo faccio perché è la sola cosa che riesco ad opporre all’immobilità della mia incomprensibile esistenza, al nulla che -instancabile- si perpetua e si mangia anni persi e insensati.
E poi… E poi è successo… Non ci si pensa, succede continuamente… agli altri, sempre agli altri, si pensa. La sfera era lì sul tavolo, io nemmeno la guardavo, è stata lei ad avvicinarsi alla mia mano e a rotolarvici dentro. Le ho chiuso la mano attorno, senza pensarci, è un gesto che ho compiuto così tante volte in passato che ha finito per aggiungersi ai miei istinti. Ma non ho premuto. Guardavo la mano e all’improvviso la sfera me l’ha trapassata con tutti quegli spuntoni… Non riuscivo più ad aprirla, sentivo scricchiolii e lamenti delle ossa, vedevo le estremità degli spuntoni sporche del mio sangue, qua e là decorate da lembi della mia pelle. E il dolore! Ero abituato a un dolore che arrivava pian piano, invece quello è stato come un’esplosione. E ho pianto, certo, impossibile non farlo, un dolore così te le strappa fuori, le lacrime, arrivi a pensare che non smetterai più di piangere.
La sfera è ancora nella mia mano, sapete? Gli spuntoni si sono ritratti un bel po’ ma non del tutto, a volte riprendono a scavare nella mia carne con dei brevi scatti (ed ecco altre lacrime), altre volte mi permettono di ignorarli… ma non riesco a liberarmi di loro. Non so se mai ci riuscirò ma credo che in ogni caso le ferite che mi hanno aperto non si richiuderanno più.
Quello che mi hai insegnato probabilmente non riuscirò mai a metterlo in pratica, lo sai? Sono ancora qui da solo, a mettere stupidamente in fila parole, mentre le parole sarebbero magari servite prima, anche se non in fila, anche se non del tutto esaurienti. E adesso? Spero (dovrei dire credo ma non sarei sincero fino in fondo) di poterti rivedere in un posto dove il tempo non ci mancherà e tutto sarà non-detto ma chiarissimo. Ciao papà.
Sono troppo ignorante anche solo per accettare o rifiutare le premesse alla tua domanda, figurarsi rispondere... Dico solo che mi…