Troppa Bellezza
per poterla abbracciare
senza ferirmi
Troppa Bellezza
per poterla abbracciare
senza ferirmi
Tracce di buio-
le ritrovo persino
dentro la luce
Siamo vivi lo stesso. Qualcuno di voi se la ricorda?
Beh, io non me la potrei mai dimenticare, era quella la canzone che stavamo suonando quando fecero irruzione le Guardie.
Ricordo la fessura di luce che si spalanca in fondo allo stanzone, la gente in penombra che scosta le sedie e libera un corridoio verso il palco, verso di noi. Nell’improvviso silenzio solo i passi veloci delle Guardie.
E naturalmente ricordo lei.
Lei che si volta verso di me, in quel momento che in fondo aspettavamo da mesi lei non guarda il bassista, guarda me. Non saprei dire che faccia abbia io, immobilizzato con una bacchetta ancora in pugno e l’altra caduta chissaquando, ma lei continua a fissarmi mentre la raggiungono, mentre cerca inutilmente di non farsi strappare via il microfono, mentre la trascinano fuori in malo modo. Non dice nulla, non piange, continua solo a fissarmi.
Per l’ultima volta.
(Quante volte ho ripensato a quei momenti e ho cercato di dare parole a quello sguardo)
Se sono qui è solo grazie a lei. Ero pronto alla morte, anzi forse ci speravo, la consideravo l’unica cosa che potesse dare un senso alla mia vita. Ma non ero pronto al dolore.
Sono stati anni terribili. Solo la speranza di poterla rivedere mi ha dato la forza per non arrendermi.
Quando siamo stati liberati pensavo sarebbe stato facile rintracciarla invece ci è voluto un intero angosciante mese solo per scoprire che aveva scelto di trasferirsi oltreconfine. Magari secondo voi era un ostacolo da poco e chi sono io per contraddirvi? Ma era pur sempre un ostacolo e tanto bastava a fermarmi, potete chiamarla vigliaccheria anche se io preferisco dire che “non forzo gli eventi”, ma insomma ho smesso di cercare di rivederla: questo era il mio carattere e lo è tuttora, che ci crediate o no.
Però tramite le mie conoscenze mi informavo su come se la passava e… (diciamolo sottovoce) lo faccio tuttora.
A quanto mi dicono lei sta bene e sembra che abbia finalmente trovato un bravuomo che l’accompagni come si deve. Sorrido fra me e vorrei guardarla negli occhi per dirle quanto sono contento per lei però… però più passa il tempo e più credo che mi vergognerei troppo a riemergere dal passato.
Molti si staranno chiedendo se lei c’entri qualcosa con questo libro: ebbene no. Sarò sincero a costo di apparire disgustoso (in effetti potrei proprio esserlo): questa prefazione per me è forse persino più importante del libro stesso, come ho fatto capire alla casa editrice.
La vita che sto conducendo è una pena per me. Le presentazioni, le interviste, gli incontri nelle scuole: tutto questo mi imbarazza e mi fa provare una vergogna il cui peso si fa sentire ogni giorno di più. Ho conosciuto tantissime persone meravigliose durante la prigionia e molte di loro non sono uscite vive da là, mentre io, proprio io che non ho mai capito nulla della vita, io che vegetavo aspettando (e sperando) di morire… io sono ancora qua in rappresentanza anche di tutti loro. Ogni giorno mi vergogno di essere vivo.
Potreste pensare che sia ammirevole che io continui a offrire la mia testimonianza nonostante tutto, ma in realtà siamo così tanti che non c’è alcun bisogno di me. Invece se mi ostino a tirare avanti è solo perché so che lei è ancora viva e sta bene, e tutto quello che faccio lo faccio solo per lei: spero che un giorno il mio nome si riveli più determinato di me giungendo fino a lei, spingendola magari a scavalcare le mie paranoie venendomi a cercare (forse sono ancora prigioniero dopotutto o forse semplicemente lo sono sempre stato).
Ma anche se non la dovessi più vedere spero almeno che in qualche modo riesca a leggere questa prefazione, almeno queste ultime righe, insomma che almeno sappia che
il battito del suo cuore non tiene in vita solo lei…
…ma anche me.
Sono troppo ignorante anche solo per accettare o rifiutare le premesse alla tua domanda, figurarsi rispondere... Dico solo che mi…