Era una mattina di inizio aprile e Petqi stava aspettando la seconda corriera, in piedi vicino alla pensilina. La prima l’aveva persa ma non se ne faceva una colpa: i veri colpevoli erano tutti quelli che avevano inventato e sostenuto la sadica pratica del sabato scolastico. E c’era la complicità della primavera, anche. Durante la notte aveva piovuto a lungo e quella strada scalcagnata di periferia si era riempita di pozzanghere, che tremolavano -come anime!- accarezzate dallo stesso vento che aveva scacciato le nuvole dal cielo. Perché aveva pensato che le anime tremolano? Forse era colpa di un sogno che aveva già dimenticato, a quanto pareva un sogno con poco senso. Vabbè.
Se ne stava lì con gli occhi socchiusi e le mani nelle tasche posteriori dei jeans. Dondolava leggermente avanti e indietro ma non se ne rendeva conto: la mente era ancòra piacevolmente intorpidita, i pensieri nascosti dietro alle sensazioni. Sentiva il tepore del sole sul viso, sentiva la brezza sfiorarle i capelli e portarle l’odore prepotente dei gelsomini, sentiva il brusio di conversazioni ancòra assonnate. Com’era bella la vita!
Ma a un certo punto i pensieri tornavano sempre in primo piano, e lei da un po’ pensava quasi solo alle… tette! Non l’avrebbe mai ammesso, naturalmente, ma era convinta che nemmeno i maschi pensassero alle tette tanto spesso quanto lei. Ma cosa poteva farci? Tutte le ragazze della sua classe stavano sbocciando, Nyme faceva voltare tutti quando passava, sembrava già una donna fatta e finita. Invece lei niente, una tavola. Pensava alle donne della sua famiglia -tutte piatte- e le veniva da piangere. Non era giusto, già era la più bassa, almeno avesse avuto… Sembrava che fosse in prima media invece che in seconda liceo. Stava sperimentando dei massaggi al petto e le capitava di fantasticare sugli eventuali effetti benèfici di una mungitrice, ma questi erano i suoi segreti più segreti, che nemmeno a Nyme avrebbe osato rivelare.
Proprio perché si vergognava del suo aspetto infantile non si sedeva mai con gli altri sulle panche della pensilina, anzi ormai cercava di arrivare sempre all’ultimo minuto per non farsi vedere in disparte, e capitava che arrivasse dopo l’ultimo minuto, specialmente di sabato, e si ritrovasse come ora in compagnia soltanto di un gruppetto di quattro-cinque anziane che restavano tutto il tempo in piedi a spettegolare. Ma le panche non erano mai vuote: c’era sempre, immancabilmente, lo stesso tizio inquietante. Sedeva nell’ultimo posto a destra, immobile, le braccia incrociate e gli occhi chiari fissi davanti a sé, manco sbatteva le palpebre. Sembrava sulla sessantina ma forse era anche più vecchio, aveva i capelli quasi tutti bianchi e una faccia con poche profonde rughe e tanti spigoli, gli occhi un po’ cadenti e una bocca che era una sottile linea diritta e impietosa. Se le avessero detto che quell’uomo un tempo militava nelle Guardie, o che era un serial killer, o che maltrattava la moglie… o chissà cos’altro… avrebbe creduto a tutto, le metteva i brividi. Non per niente era lì in piedi, ben lontana da lui.
Petqi stava cercando di condurre i pensieri verso il ricordo di come Rebni le aveva sorriso tre giorni prima, ma fu interrotta dal rumore della macchina. Tutti si voltarono verso destra: stava arrivando un’auto sportiva rossa in accelerazione, di sicuro già oltre gli ottanta all’ora; dai finestrini abbassati uscivano a un volume esagerato le note di quella canzone fica di Katy Perry. Sul marciapiede di fronte a loro un uomo sulla cinquantina in giacca e cravatta, robusto e stempiato, camminava ignaro di tutto, impegnato com’era in una conversazione al cellulare che riteneva di dover integrare con gesti plateali del braccio libero. Stava passando accanto alla pozzanghera più grande del circondario: il disastro sembrava inevitabile, e così fu. L’auto investì la pozzanghera e la pozzanghera investì il pover’uomo, che per un intero secondo rimase interdetto; poi reagì:
-Stronzo!- gridò all’autista, mentre con un gesto deciso del braccio sembrava indicare all’insulto la giusta direzione da prendere. L’autista, un giovane abbastanza carino con gli occhiali da sole appoggiati al cranio rasato, nemmeno rallentò e rispose facendo uscire dalla macchina il braccio con in cima a mo’ di vessillo il dito medio in bella vista.
Petqi vide con la coda dell’occhio il tizio inquietante alzarsi in piedi e rimanere come istupidito, con le braccia abbandonate lungo i fianchi. Intanto l’uomo in giacca e cravatta se ne stava andando a passo spedito, testa bassa e maledizioni a denti stretti, e le anziane stavano cantilenando una specie di rituale, i cui toni si alzavano e si abbassavano a seconda che a prevalere fosse l’indignazione o la rassegnazione. Si voltò verso il tizio e vide che era tornato a sedersi, però ora aveva i gomiti appoggiati sulle cosce e la faccia fra le mani, e sembrava che stesse piangendo.
Due delle Petqi che erano in lei cominciarono a discutere il da farsi: una voleva comunque restarsene in disparte e farsi i fatti propri, l’altra era curiosa e avrebbe addirittura voluto appoggiargli una mano sulla spalla per consolarlo un pochetto. Giunsero a un compromesso: andò verso di lui ma si fermò a tre sedili di distanza.
-Tutto bene?-
-Eeh bimba mia…-
Aveva una voce… ruvida, sì, ruvida. Riuscì a trattenersi dal rispondergli a tono. Probabilmente sarebbero state parole sprecate: le sembrava uno che chiamava -e sempre avrebbe chiamato- “bimba mia” ogni essere umano di sesso femminile più giovane di lui.
-Ti è mai successo che una cosa che hai sempre visto un giorno di colpo ha tutto un significato che non ti immaginavi?-
Lei prima pensò a Rebni, poi capì che non era a quello che si riferiva l’uomo:
-Sì… o no? …Non lo so…-
-Ho fatto un sogno proprio oggi… Tu sogni?-
-Praticamente mai-
-Sì che sogni, solo che non te lo ricordi-
-Lo so!- La prendeva forse per una stupida?
-A volte i sogni ti cambiano la giornata. Nel mio ero non so dove, era tutto quasi buio si vedeva poco e c’era una specie di cuore gigante, sentivo il calore che mandava e volevo toccarlo, ma era dietro a una rete e io riuscivo solo a infilarci le dita, e io sapevo, che nei sogni a volte ti sembra di sapere le cose più strane, io sapevo che se riuscivo a toccarlo sarebbe stato bellissimo, sarei stato bene come non mai, ma non ci arrivavo, mi mancava un pelo e mi sforzavo provavo a allungarmi ma niente, per un pelo non ci riuscivo. Capisci?-
Lei, non capendo dove stesse andando a parare, lasciò che proseguisse.
-Oggi, proprio adesso bimba mia, di colpo ho visto il male in maniera diversa da come l’ho sempre visto. Il mondo è un brutto posto perché gli uomini sono fatti proprio male ma adesso penso che non sono così tanto malvagi. Ci sono quelli senza speranza, malati, quello lo so, ma quanti possono essere davvero? Quasi tutto il male che c’è arriva in fondo da piccoli egoismi da piccole disattenzioni, basterebbe uscire appena appena da noi stessi per andare verso il bene però per tanti sembra impossibile, come allungarsi per quel misero centimetro in più quando una rete te lo impedisce. Se penso a quanto poco basterebbe mi viene da piangere, basterebbe così poco e ci sarebbe il Paradiso in Terra qua, adesso- e per la prima volta si girò a guardarla, poi tornò a fissare il vuoto davanti a sé -Basterebbe così poco bimba mia…-
Petqi si chiese perché raccontasse tutto questo a lei. Forse non aveva nessuno con cui parlarne. Lei non aveva idea di come rispondere, aveva bisogno di tempo per pensarci, e comunque aveva la strana impressione che qualsiasi sua parola sarebbe stata di troppo dopo quelle dell’uomo. Non le restava che affidarsi alle azioni, pur se di poco conto: andò a sederglisi accanto, e gli appoggiò una mano sulla spalla. Sentì una piccola scossa elettrica. Il profumo dei gelsomini sembrava ovunque.
Ma che …emozione…sensazione… sentimenti. Cavolo, mi hai sfiorato.
"Mi piace""Mi piace"
Uh, per poco non ti prendevo!
"Mi piace""Mi piace"
Difficile prendermi ..aó
"Mi piace""Mi piace"
Eh. Se stessi un pochetto ferma uno potrebbe anche prendere la mira
"Mi piace""Mi piace"
🤣🤣🤣🤣🤣
"Mi piace"Piace a 1 persona
Mi è piaciuto sai…. 😊
"Mi piace""Mi piace"
Beeene 🙂 Grazie🙂
"Mi piace"Piace a 1 persona