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Il Governo Mondiale era una realtà, anche se invisibile. Nessuno sapeva chi lo guidava, com’era formato, dove si nascondeva, e d’altra parte sarebbe stato inutile saperlo. L’impressione era quella di un enorme macchinario che si muoveva autonomamente. Grandi cose erano state fatte a partire da quel tempo lontano del quale nessuno sapeva niente. La fioritura dei deserti, le città intelligenti. Le grandi migrazioni controllate per salvare i nordeuropei dai ghiacciai ormai scesi fino all’Olanda, la mobilità strappata ai rischi dell’autonomia. La sparizione dei lavori usuranti e dell’ansia delle decisioni personali. Gli accoppiamenti scelti dai Neuron, con benefici innegabili per la Comunità.
C’erano dei punti oscuri fra tanta luce, come ben sapeva Denn. I suicidi erano all’ordine del giorno, e questo secondo la Scienza dipendeva da fattori biologici immodificabili, ma lui era sicuro che fossero molti di più rispetto ai dati ufficiali. Gli incidenti assurdi erano di gran lunga la prima causa di morte: in quella città decine di persone al giorno morivano cadendo dalle scale, o soffocandosi con un boccone, o inciampando su un marciapiede, o colpiti da un piccione. O starnutendo! (tre solo ieri!)
I Neuron sbagliavano e nemmeno così raramente, ma era meglio non farlo notare. In teoria nulla era vietato ma molto era consigliato, e chi faceva le scelte sbagliate spesso spariva. O moriva in uno strano incidente. Perciò nessuno metteva in discussione le scelte dei Neuron riguardo agli accoppiamenti sentimentali, anche quando erano palesemente frutto di un errore. In fondo non erano gli errori peggiori: durante l’alluvione in Toscana di qualche anno prima il Sistema per giorni non riconobbe l’emergenza e abbandonò a sé stessi tre paesi. Nessun mezzo di soccorso fu inviato e le vittime furono centinaia.
Denn lavorava in un ufficio governativo periferico. Un lavoro di basso rango, ma era stato giudicato abbastanza fidato da essere messo al corrente di ciò che succedeva dietro alla sottile parete di efficienza disinteressata. Ogni volta che ci pensava gli veniva il voltastomaco. Quegli aristocratici annoiati si erano riservati delle aree protette dalle telecamere e da tutti i sensi del Sistema, dove dare sfogo a tutti i peggiori desideri delle loro menti perverse. Le vittime erano quasi sempre giovanissime, e non sempre sopravvivevano. Venivano scelte sfruttando il Sistema come un catalogo, e fatte rapire in tutto il mondo. Pensavano di meritarseli, quegli svaghi osceni.
Quel giorno Denn avrebbe fatto esplodere il palazzo in cui lavorava, nell’armadietto nell’area protetta aveva tutto il necessario. Forse in pochi nel mondo l’avrebbero saputo ma a lui interessava che lo sapessero all’interno, e sperava nell’effetto emulazione.
L’auto parcheggiò davanti al vialetto e la portiera si aprì. Denn salì e cercò di rilassarsi. Appena la portiera si chiuse sentì un bip provenire dal misuratore al polso, che poi mandò tre lampeggiamenti rossi consecutivi: non aveva idea di cosa significasse. Ora rilassarsi era fuori questione: il cuore gli batteva a velocità esagerata, e sentiva un gran caldo. L’auto partì e si inserì nella colonna di veicoli, quindi si mantenne alla velocità sistemica di settanta chilometri all’ora.
Quando Denn si era ormai quasi del tutto calmato l’auto rallentò distanziandosi sempre più dal veicolo che la precedeva. L’uomo cominciò a comprendere e quando l’auto improvvisamente accelerò capì che non avrebbe avuto scampo: l’auto invece di seguire la curva della strada proseguì diritta, lanciandosi contro un’enorme quercia.
Durante i weekend la morte banchettava: ogni venerdì i Neuron volteggiavano sopra l’enorme mole di dati provenienti da tutto il globo e si sceglievano le prede. Ogni devianza era sospetta, ogni variazione dei parametri non del tutto giustificata era un campanello d’allarme. Il Sistema non correva neppure il minimo rischio: le sentenze erano definitive, automatiche e inappellabili. Quando ci si salutava con un “ci vediamo lunedì” a volte non si riusciva a contenere la commozione.
La minaccia più angosciante però derivava dal passato: di ogni persona esisteva una scheda in costante aggiornamento, dove era registrato tutto ciò che aveva detto e fatto, dove era stata e con chi, e naturalmente tutte le risposte al Test Annuale. Un giorno i Neuron, grazie all’esperienza acquisita sul campo o tramite una decisione del Governo, stabilivano che una data caratteristica o una data anomalia erano pericolose e tutti quelli finiti nella rete erano spacciati. Qualche anno prima erano state uccise tutte le persone che da piccole non avevano mai gattonato: decine di milioni. Insomma il Sistema pareva destinato a durare per sempre.
Ora che il suo amico Sett era sparito Ronn si annoiava. Si mise al terminale e per un po’ giocò a scacchi online, ma vinceva troppo facilmente. Poi ebbe l’idea: provare a eludere le difese ed entrare nel Sistema. La sfida durò soltanto due ore. Ronn, di nuovo annoiato, esplorava il Sistema distrattamente. Scoprì che il Presidente era armeno ed era in carica da ventisei anni. Echissenefregava. Arrivò alla Sezione Profilassi -così la chiamavano: trovò l’elenco di tutti gli Interventi Precauzionali. In una sola videata si contavano migliaia di morti ma Ronn, organismo perfettamente adatto a quei tempi, non ne fu impressionato. Ne prese spunto invece per un esperimento: fece in modo che il solo fatto di essere femmina fosse considerato sospetto dal Sistema, poi rimase in attesa per scoprire quanto in fretta la sfacciata anomalia venisse rilevata e cancellata.
Cinque minuti dopo accanto alla riga di comando che Ronn aveva immesso comparvero la scritta “definitivo” e il simbolo di un lucchetto chiuso. Solo allora si rese conto che era venerdì. Dalla strada gli arrivò una lunga sequenza di botti: la via era intasata di automobili distrutte. Mamma! Si precipitò in cucina, appena in tempo per vedere la scala automatica sfilarsi da sotto i piedi di sua madre: la donna precipitò e il suono della testa che cozzava sul pavimento tornò a trovare Ronn ogni notte che gli restava ancòra da vivere.
Sono troppo ignorante anche solo per accettare o rifiutare le premesse alla tua domanda, figurarsi rispondere... Dico solo che mi…