Credevi di non avere un cuore, e lo credi tuttora; ma forse ti sbagli, perchè quella signora ghignante l’ha trovato, e le è bastato scavartelo in superficie per farne uscire qualche lacrima. Suonano le campane e purtroppo sai per chi. Ti sei sempre chiesto se avesse un senso quello che facevi, e ancor di più te lo chiedi in momenti così. E allora meglio fermarsi per un po’. Non hai un cuore, perciò qualche giorno sarà sufficiente a seccare le lacrime.
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Tutti gli articoli per il mese di Maggio 2015
Sono di troppo,
come stelle lasciate
fuor dalla vista
Non so quanti di quelli che passano di qui siano al corrente che questo è un blog di riciclo. Lo è nel senso che avevo un altro blog (con un nome brutto che non è il caso di ricordare), che ho cancellato a settembre (è durato meno di un anno); il perchè l’abbia cancellato non sto a spiegarlo adesso (se mi sopporterete abbastanza a lungo saprete a suo tempo), comunque mi sono pentito di quella scelta e ho aperto questo blog, nel quale ripubblicare tutto quello che avevo già pubblicato, per poi proseguire con gli inediti.
Ehm, c’è qualcuno ancora sveglio? Parlo piano, così non disturbiamo gli altri…
Allora, è successo qualcosa che mi costringe a interrompere momentaneamente il flusso temporale. Tempo fa il sito “i discutibili” ha indetto un concorso letterario (ma tu guarda che paroloni…) sul tema “la verità” (intestazione ufficiale: “in viso veritas”); ebbene, da ieri sul loro sito è disponibile l’e-book gratuito contenente i racconti vincitori del concorso, e sarete sorpresi di trovare, in mezzo a gente che sa scrivere davvero, un racconto scritto da me. Non so come sia potuto accadere, forse una svista, forse un atto di pietà, forse il numero di partecipanti è stato inferiore a quello da loro millantato, comunque è successo e naturalmente li ringrazio di cuore, e tanto (però no, non ho preparato un discorso).
Ma voglio essere sincero. Io non è che creda molto nelle mie capacità, ma di certo non sono umile, altrimenti non avrei pubblicato alcunchè, mi sembra ovvio. Il regolamento del concorso preannunciava che sarebbe stato possibile un intervento di editing sui racconti vincitori, e così è stato (almeno per quanto riguarda il mio). A costo di apparire presuntuoso arrogante e ingrato, ho intenzione di dire ciò che penso: l’editing non mi ha soddisfatto minimamente, non c’è una modifica che non abbia peggiorato la situazione esistente. Vi giuro che non lo direi se non ne fossi convinto davvero, ma dato che si parla di verità mi sembra giusto essere sincero fino in fondo. Vi consiglio di leggere l’e-book (ripeto, troverete gente che sa scrivere davvero) e, se ne avrete il tempo e la voglia, provate a confrontare il mio racconto come vi appare lì con quello che pubblico qui sotto; sarei felice di sapere cosa ne pensate, e non abbiate paura della sincerità (anche brutale): in fondo, si sta parlando di verità.
A tutti voi saluti e ogni bene.
Colloquio a scuola
Malgrado tutto trovò l’aula quasi subito. La porta era chiusa, perciò bussò: nessuna risposta; aprì e vide che era vuota, allora ricontrollò il numero dell’aula (era quello giusto) e controllò l’ora (era in ritardo di soli dieci minuti): sarà andato a prendersi un caffè, pensò, e si rassegnò ad aspettare. Sulla lavagna c’era un disegno osceno che cancellò sorridendo, poi si lasciò cadere sulla sedia di fronte alla cattedra. Un quarto d’ora dopo, il “buongiorno!” del professore lo strappò al rincoglionimento dovuto al perfido mix fra una serata conclusasi troppo tardi, un’età troppo matura per quel tipo di serate e un sole già in ottima forma che batteva sulle vetrate.
Il professore di matematica di suo figlio era molto in là con gli anni ed era spaventosamente magro, inoltre indossava una maglietta attillata nera che lo faceva assomigliare a uno scheletro, tanto che Davide gli strinse la mano con molta prudenza. Non potè fare a meno di chiedersi come quell’uomo esile, e che si reggeva a stento in piedi, potesse tenere in pugno una classe delle superiori, che avrebbe messo a dura prova persino un domatore di leoni.
-Buongiorno- rispose- c’è mica una specie di sciopero generale oggi? Non ho visto nessuno, neanche un cane, e anche in segreteria sono andato lì a chiedere dell’aula e non c’era nessuno neanche lì e meno male che un po’ mi ricordavo com’erano messe…-
-No no- sorrise- ci sono tutti e anzi, è arrivata gente anche da fuori, solo che sono tutti giù in palestra, dopo le spiego meglio-
-Ah, allora sarà una specie di evento, comunque la scuola deserta è un po’ inquietante, no?-
-In effetti sì. Se vuole chiudo la porta così lasciamo fuori il silenzio-
-Ma no, cosa dice? Siamo un po’ cresciuti per queste cose…-
-Come vuole. Ora veniamo al dunque: allora signor Giovannetti, mi dica qualcosa sulla verità- gli disse guardandolo dritto negli occhi. Ecco come fa, pensò Davide, ti guarda così e sai che, malgrado tutte le libertà che pensi di poterti prendere durante le sue ore, lui ha il potere di rovinarti e non proverebbe nessun rimorso a usarlo contro di te.
-Ma cosa fa, mi interroga? Sono passati anni, e già allora non ero proprio un fenomeno, e poi non dobbiamo parlare di qualcosa di urgente? Mio figlio mi ha fatto una testa così che dovevo venire oggi assolutamente, però non mi ha voluto dire perchè- e poi sei un prof di matematica, pensò, che c’entra la verità?
-Se si vuole raggiungere un traguardo bisogna pur partire, non crede? Non si preoccupi, non ci sarà voto- sorrise- Su, mi dica qualcosa-
-Beh… Le bugie hanno le gambe corte- era in imbarazzo.
-Tutto qui? Lo saprà di sicuro anche lei che è una balla, certe bugie hanno le gambe lunghissime, forse hanno addirittura i trampoli, certe bugie oltrepassano i secoli senza perdere niente della loro forza. Mi sarei aspettato che mi dicesse almeno “la verità ha molte sfaccettature” o “la verità è troppo complessa per descriverla”-
-Senta, non so dove vuole arrivare, ma siamo qui per parlare di mio figlio, o no?- era già un po’ innervosito.
-Ah ma ci arrivo subito. Si ricordi una cosa: la verità sarà anche complessa ma non esistono tante verità, la verità è una e soltanto una, e non esiste qualcosa di un po’ vero, esistono solo il vero e il falso. Nel nostro caso è vero che Samuele non è suo figlio- gli sorrise, quello stronzo ebbe il coraggio di sorridergli.
-Ma che cazzo dice?- si alzò in piedi- Mi ha fatto venire qui per prendermi per il culo?- gli venne voglia di spezzargli qualche osso, non sembrava un’impresa particolarmente complicata.
-Si sieda e si calmi. Come le dicevo la verità è una sola, e le analisi rivelano che lei non è il padre di Samuele, ma questo le potrà essere di conforto, anche se non so quanto- continuava a sorridere.
-No che non mi calmo, e cosa cazzo ride? Se non ha altre cazzate da dirmi io me ne vado- e senza perdere tempo si involò verso la porta, ma il vecchio battè le mani una volta e da dietro gli stipiti comparvero due figure, più simili a bisonti che a uomini, che sembravano ansiose di usare Davide per un gioco vecchio come il mondo ma non ancora passato di moda.
-Può restare in piedi se preferisce, non c’è problema, stia però bene attento, perchè le sto offrendo la verità; non sono obbligato a farlo ma credo che, nella sua posizione, sia giusto lei ne sappia qualcosa in più, perciò mi ascolti: è vero che l’universo è finito; è vero che c’è un numero finito di universi; è vero che sono collegati fra loro come le perle di una collana ed è vero che se ne stanno in equilibrio precario su un sottilissimo filo teso al di sopra di un baratro ricoperto di vuoto; è perciò vero che la caduta di un universo comporta la caduta di tutti gli altri; è vero che ogni universo è sorretto da un custode.- da come la recitava doveva essersi ripetuto quella cantilena più e più volte- Lei lo sa chi è il custode del nostro universo?-
-… Dio? Vuole convertirmi a forza?- non c’era dignità in quelle parole, era solo impaurito.
-Dio? Ah ah ah, no di certo, anche se lui va in giro a vantarsi e a fare lo splendido… Ha mai sentito parlare di Zatòt?-
-Mi sembra di sì… quella storia dei cani decapitati, cos’era? due o tre mesi fa, mi sembra- era sempre più pallido.
-Ottima memoria, complimenti! Zatòt è il nostro protettore e non ci assilla con obblighi e divieti, si accontenta di poco: un uomo al giorno. Cosa sarà mai un uomo in più, rispetto a tutti quelli che muoiono ogni giorno? Poi se uno vuole essere zelante può aggiungere qualche animaletto, giusto per essere più tranquillo, ma in realtà non ce ne sarebbe bisogno-
-Ma tutto questo cosa c’entra con mio figlio? Non vorrete…- la gola gli si strinse prima di riuscire a completare la domanda.
-Forse ha frainteso: l’evento che si svolgerà in palestra è proprio il sacrificio di quest’oggi, che la nostra comunità ha l’onore di celebrare in nome dell’universo intero, ma non sarà Samuele la vittima. Vede, lui ha promesso di portarci lei e da bravo ragazzo qual è ha mantenuto l’impegno-
Davide era impallidito ulteriormente e sembrava sul punto di svenire, poi d’un tratto si scagliò contro i due uomini in un insensato tentativo di fuga, ma lo bloccarono facilmente.
-Samuele la odia, non se n’era accorto? La odia e ha tutte le ragioni: si guardi, ha i capelli rossi! E non è forse mancino? Certo che lo è, e se pensa che le superstizioni stiano poggiate sul nulla non ha capito un bel niente. Portàtelo giù, io ci metterò un po’ ad arrivare. Ah, signor Giovannetti, non si preoccupi: finirà tutto in un attimo, Zatòt prescrive la decapitazione, ma almeno questo l’aveva capito, vero?- rise divertito, ma la risata finì in un brutto accesso di tosse. Che ti prenda un cancro, lo maledì fra sè Davide.
In palestra la folla era impressionante. Quando lo videro entrare fecero tutti uno strano gesto: incrociarono i polsi, portandoli poi alla bocca e baciandone l’interno; poi partì un lungo applauso. Sui loro volti non c’era però odio, non ce l’avevano con lui, le loro facce dicevano: siamo qui per fare la cosa giusta, siamo qui perchè è nostro dovere esserci. Nessuno di loro aveva i capelli rossi.
Là in mezzo si levava una ghigliottina. Esistono ancora?, si chiese Davide, non hanno neanche messo una cesta, ma così la mia testa rotolerà in giro!, quasi si indignò. Poco distante dalla ghigliottina c’era Samuele; Davide lo guardò in faccia alla ricerca della verità e la trovò subito: era tutto vero, non c’erano più dubbi, non era suo figlio (pensò a Ilaria e la immaginò mentre lo tradiva e, sebbene fosse per forza di cose andata così, non riusciva però a crederci davvero) e lo odiava, Samuele lo odiava con tutto il cuore. Si aspettava perfino che gli sputasse addosso mentre lui gli passava accanto prima di salire al patibolo, ma il ragazzo non lo fece, limitandosi a puntare quegli occhi feroci in quelli del suo non-padre per tutto il tempo. Prima di mettere la testa in posizione ebbe il tempo di rabbrividire ripensando all’universo in equilibrio su di un filo: le cose stavano davvero come gliele aveva raccontate il professore o tutta quella gente era impazzita? Come gli aveva detto quel vecchio, la verità è solo una, perciò non basta credere tutti alla stessa bugia per tramutarla in una verità. Per lui però non faceva ormai alcuna differenza.
Finalmente il professore arrivò in palestra, salutò qualcuno fra la folla e fece anche lui il gesto del bacio ai polsi, poi mandò un segnale al boia e la lama scese a compiere il suo dovere. Anche per quel giorno l’universo era salvo, gloria a Zatòt!
Spense il motore di fronte a un cartello piantato nel terreno che recitava: “Nella nostra provincia chi prima arriva meglio alloggia”. Bofonchiò qualcosa scuotendo la testa, poi prese la canna e il secchio e si incamminò senza fretta. A due passi dalla riva un vecchietto scheletrico in canottiera e pantaloncini stava ridendo guardando il portatile che teneva in grembo, incurante dell’insistente vento gelido. Alzò gli occhi appena vide l’uomo e gli offrì un sorriso a bocca chiusa, largo e del tutto privo di sarcasmo. L’uomo abbassò le spalle deluso, da mesi arrivava sempre primo ovunque e stavolta… stavolta si era perso, quella zona non la conosceva. Si sedette due metri più indietro del vecchio, allungando le gambe e chiedendosi per quale motivo l’altro non avesse approfittato fin da subito del suo diritto.
Si era quasi appisolato quando il vecchio si alzò; gli animali si erano fatti stranamente silenziosi. Stupito e a disagio si alzò anche lui e, dato che il vecchio si era avvicinato alla riva guardando il fiume, guardò anche lui in quella direzione, ignorando però quale fosse l’oggetto delle loro attenzioni. L’attesa fu breve: in un attimo il fiume si prosciugò. L’uomo rimase a bocca aperta mentre il vecchio esultava saltellando quanto le sue condizioni lo permettevano. Il fondo melmoso era completamente ricoperto da centinaia di pesci che si dimenavano nei loro ultimi istanti di vita. La puzza era a stento sopportabile. Il vecchio gli promise una ricompensa se l’avesse aiutato a raccogliere il maggior numero possibile di prede prima che l’acqua tornasse. Ma c’era una sorpresa anche per lui: nel bel mezzo del letto del fiume una figura umana si levò sbucando dal mucchio di pesci che l’aveva nascosta; indossava una muta da sub con tanto di bombole d’ossigeno. Si tolse la maschera e si guardò in giro; vide i due uomini, gridò loro: -Ehi voi due! Giù le zampe, c’ero prima io!- e non riuscì a trattenersi dal ridere soddisfatto.
Il signor Tempo
è un ingordo imbucato
che magna tutto
-Secondo me promette bene, non trovi?-
-Io non affretterei le valutazioni. D’accordo, in quest’ultimo periodo le ragazzine sembrano ronzargli sempre attorno, ma non lasciamoci confondere dall’entusiasmo-
-Sono pronto a scommettere che fra dieci anni sarà alle Olimpiadi come Primo Seduttore-
-Tu corri troppo con la fantasia, te l’ho sempre detto-
Frattanto giù in cortile cinque ragazzine se ne stavano ritte in piedi davanti alle due panchine colme di neve, intente a osservare la moltitudine di corvi sul campetto da calcio e lo strano ragazzino che, appoggiato a un palo di una delle due porte, era intento a parlare a quegli uccelli; anzi, più che altro sembrava sgridarli, il tono era seccato e impaziente:
-Ehi stammi a sentire Cariddi, ho detto di avanzare fieramente, hai capito? Guarda Kenobi e impara! Ehi Santamaria, sull’esterno devi fare passi lunghi e poi andare verso l’interno, qual è la parola che non capisci? Così non è male, non fermatevi, ehi Diogene! La prima fila deve sorridere, sorridi! Ok ok, riposatevi un momento. Bart e Grizzly siete stati perfetti, Findus se continui a lavorare duro puoi diventare come loro, Stromboli devi curare meglio la preparazione o ti ritrovi sempre stremato come oggi. Freud! Freud! Vieni qui. Te lo dico sinceramente, un’altra giornata come oggi e sei fuori. Chiaro? Guarda che c’è la fila per entrare e a me non cambia niente chi c’è, è a te che deve importare. Va bene, statemi a sentire! Fra cinque minuti vi voglio in posizione per la bomba, la faremo una volta sola e mi aspetto la perfezione, poi potete andare a casa-
Naturalmente i corvi non davano minimamente l’impressione di capire quelle grida, se ne stavano invece per i fatti loro (e di certo non sorridevano). Le cinque ragazzine erano tutte attratte dall’aspetto fisico del ragazzo ma solo una sarebbe stata disposta a passare sopra ai disturbi che egli andava mostrando da un po’. Comunque nessuna volle trattenersi oltre: rientrarono al caldo dei termosifoni. Anche i due dirigenti si allontanarono dalla finestra al primo piano per tornare alle loro occupazioni.
I corvi si raggrupparono in un cerchio perfetto al centro del campo. A un segnale del ragazzino cominciarono a zampettare verso il bordo in una raggiera di ordinate file indiane; quando furono tutti sul perimetro quelli sui lati lunghi si diressero verso il lato opposto incrociandosi fra loro senza intoppi, poi lo stesso scambio lo eseguirono quelli sui lati corti. Infine si riunirono nuovamente in mezzo al campo ma formando due corone concentriche che eseguirono un giro su sé stesse, l’una nel senso opposto all’altra. A questo punto, dopo un momento di scompiglio volarono via tutti.
Il ragazzino si guardò attorno come spaesato per un bel pezzo, poi si sedette sulla neve e pianse abbracciato alle proprie gambe.
Quanti gli esclusi
arresi alle pendici
dei loro sogni!
-Ma cosa sta facendo?-
-Perchè, non si vede?-
-Cioè voglio dire, cosa le salta in testa di piantare due pali nell’asfalto?-
-Senti ragazzino, non eri ancora nato quando li ho piantati, e dopo hanno tracciato la strada, e molto dopo l’hanno asfaltata-
-Ma se sono passato ieri in macchina e non c’era niente!-
-Ma davvero danno la patente così presto? E perfino a gente che non sa nemmeno dov’è…-
-Per favore, siamo seri, lei non può stare qui; e non può nemmeno fare… quello che fa, se volesse spiegarmi…-
-Va bene, stammi a sentire. Lo vedi il mio orto? Allora dimmi, come sono i peperoni?-
-Beh… Avvizziti?-
-Bravo. E i pomodori?-
-Diciamo sgonfi?-
-Sì sì, e cosa ne dici dei girasoli?-
-Sembrano bruciacchiati-
-Adesso osserva bene le galline. Noti niente?-
-Beh, zoppicano tutte, è strano però…-
-E le oche?-
-Non hanno le piume del collo!-
-Adesso, riesci a vedere di che colore è la voglia sul mento di mia moglie?-
-Sembra… arancione?-
-Bravo. Adesso che hai visto tutto avrai capito che è proprio questo il periodo giusto per il mio lavoro, quindi non mi seccare più- e tastò con professionalità le due grandi orecchie appese- Ci siamo, sono asciutte. Senti, non ti conviene stare qui, all’inizio sono un po’ nervosi-
-Sono un po’ nervosi chi?-
-Non hai capito niente, sempre la stessa storia… Non sai quanti tipi come te mi sono venuti tra i piedi, e tutti mi fate perdere una marea di tempo e poi tocca a me sentirle perchè la popolazione è in calo… Concéntrati, cosa salta fuori se uniamo tutti i pezzi?-
-Lei è pazzo, ha ucciso quella povera bestia e adesso crede di ricomporla? Dovrei denunciarla e…-
-Ma è tutto il contrario! Sei tu che uccidi il buon senso! Adesso prendi la tua bici e te ne vai da bravo e torni quando hai imparato a allacciarti le scarpe da solo. Via via dài!-
Il ragazzo si arrese e si avviò senza fretta. Poco dopo sentì distintamente un barrito, ma non osò girarsi a guardare. Aveva la pelle d’oca.
Ero un foglietto,
m’hai fatto diventare
un’origàmi
“I carciofi sfrigolano felici circuìti da una nube ottenebrante di iperattivi acidi schizofrenici che spodesta la serenità tratteggiata.”
-No no no NO! Cos’è questa… cosa? Mi hai preso per un imbecille? Schizofrenici? E chi è che tratteggia?-
-Chi non vuol capire non capisce… Ma guarda che non ci sei solo tu, basta che ne trovi uno che mi comprende e ho vinto-
-Può darsi ma per adesso rimaniamo nel campo delle ipotesi. Leggi qua invece…-
“Un granello in un verme in una pesca in un pozzo in un albergo in un ponte in una grotta in un dente in un cervello in un recinto in un’esca in una mutanda in una vite”
-Ma non ha senso! A scrivere la prima parola che ti viene in testa sono capaci tutti!-
-Fra qualche anno ci ripenserai e allora dirai…-
-Basta voi due là in fondo! Forse vi state annoiando? Non c’è problema, fra poco sarete anche voi protagonisti. Prendete tutti un foglio a righe. Veloci! Ci siamo? Va bene, da adesso avete mezz’ora di tempo per esplicitare quello che questo “dialogo in vocali” che mi sono preso la briga di comporre ieri sera potrebbe significare. Se qualcuno è disturbato dai riflessi posso tirare giù le tapparelle… No? Bene, allora sotto, non mi deludete.-
“-Eh?-
-…-
-Ah!-
-Ehi!-
-Eh!-
-…-
-Uhu!-
-Ehi!-
-Ah ah ah!-“
Si era spinto un po’ troppo oltre il limite. Lo immobilizzarono e lo uccisero attingendo alla loro vena creativa, non rinunciando poi a usare il suo sangue per esprimere la loro personalità sulla parete in fondo. Infine, come da prassi, il Capoclasse Vicario si recò in Direzione a richiedere la pulizia immediata e completa dell’aula, a nominare il successore e a indire una settimana di pausa.
Sono troppo ignorante anche solo per accettare o rifiutare le premesse alla tua domanda, figurarsi rispondere... Dico solo che mi…