Non si può dire che gli fosse sembrata un’idea sensata, questo no, ma si era da tempo rassegnato a non trovare sensata alcuna delle idee partorite dalla sua mente e questo né prima né durante o tantomeno dopo la loro realizzazione; ma non sempre riusciva a fare a meno di metterle in atto. Così quella volta si era trovato sul bagnasciuga alle cinque e mezza del mattino di un giovedì d’inizio autunno. Si era aspettato di sentirsi bene già solo per il fatto di essere lì mentre gli altri sprecavano il loro tempo dormendo, invece non andò così: la natura anche nel riposo e nella desolazione provoca comunque una certa dolce ammirazione, al contrario quelle cabine abbandonate, quella piantagione di ombrelloni richiusi e quell’assenza che si percepiva fra le case e gli alberghi affacciati sul lungomare gli suscitarono dapprima una strana e infantile paura, e sarebbe finita lì se si fosse deciso subito a partire; ma lui si fermò a farsi bagnare dalle sensazioni che fluivano in quell’ora oscura e si suggestionò a tal punto da farsene terrorizzare: il suo cuore accelerò all’impazzata mentre quel buio e quel silenzio gli sembravano avvolgere dei detriti rimasti a testimoniare lo sterminio totale dell’umanità. A fatica si riscosse da quell’angoscia.
Partì verso destra, senza forzare troppo il ritmo perché nemmeno si ricordava più quanti erano gli anni passati dall’ultima volta in cui aveva corso, forse bisognava risalire addirittura alle superiori. In seguito avrebbe dimenticato tutti i pensieri che lo avevano assalito in quell’attesa dell’alba: immagini e voci, passato vero e inventato, futuri possibili e improbabili, Comandamenti e perversioni, propositi suicidi e voti, utopie e pubblicità, canzoni e gol in rovesciata e mille altri ancora, tutti involontari e incontrollabili; come uno sciame di insetti provenienti da chissà dove portavano in continuazione i loro attacchi senza che lui potesse difendersi.
Alla fine si sedette a gambe allungate, stremato, praticamente nello stesso punto dal quale era partito. Aspettò. Gli ci volle un po’ per ricominciare a respirare normalmente e quando accadde si accorse di avere freddo, ma non si mosse: lo spettacolo era iniziato. Aveva di certo scelto il giorno sbagliato, il sole non aveva intenzione di salire sul palco circondato da uno scenario glorioso: la luce aumentava poco a poco in un cielo che presentava ovunque la stessa tonalità di grigio accecante e inquietante, il preludio al concretizzarsi di un’apocalittica maledizione, e fu proprio questo sterminato dominio della non-vita a riportare la sua mente allo stesso punto di consapevolezza dal quale a volte tentava di farla fuggire.
C’è da augurarsi che nessuno provi mai quello che provò lui in quegli orribili minuti. Era solo su una spiaggia deserta, illuminata via via da un sole che a guardarlo faceva rattrappire il cuore e che lentamente ascendeva a un cielo terribile steso attorno al mondo come una minaccia, pronto a cascargli addosso; su tutto l’approdare ritmico delle onde vicino ai suoi piedi, che parlavano la stessa lingua da millenni e minacciavano di proseguire così per sempre, e le folate gelide di un vento che intrufolandosi attraverso ignoti anfratti si divertiva a ingannarlo portandogli alle orecchie strani effetti sonori, come di lontane grida disperate. Il Giorno del Giudizio non poteva che sorgere da un’alba come quella, pensò, un sole come quello, morente fin dalla nascita, era il segnale che Dio si era stancato di regalare a tutti le Sue meraviglie e veniva a prendersi i suoi. Sentiva l’abbraccio mortale dell’eternità, la sua terribile rivelazione, così evidente da doverla coprire continuamente con tutte le occupazioni e tutti i pensieri possibili. Stava tremando. Per fortuna non aveva l’abitudine di portare armi con sé, così si alzò e lentamente si incamminò verso il mare, continuando fino al punto in cui l’acqua gli arrivava alle ginocchia. Non sapeva nuotare. Quello fu il momento in cui fu più vicino a spiccare l’ultimo balzo, uno degli attimi fondamentali della sua vita, solo un’attimo come miliardi di altri attimi per quelle onde, per quel sole e quel cielo. Si riscosse in tempo per salvarsi, ricorrendo allo stesso appiglio a cui si affidava di solito, che ancora non riusciva a stabilire definitivamente se fosse reale o immaginario: per piccoli che siamo, per quanto infinitesimale sia la durata della nostra vita, cosa sarebbe l’universo senza di noi? Non si ridurrebbe a un insensato gigantesco giochetto automatico? In questo sta la sopravvivenza, nel ripetersi che una vita sola vale più di tutte le stelle messe assieme.
Mentre ripercorreva le sue orme diretto all’uscita dalla spiaggia lo folgorò un’intuizione: le case e le comunità non sono un riparo dalle intemperie e dai pericoli del mondo, no, certo che no, in realtà gli uomini hanno paura di restare soli sotto all’immensità del cielo, e se te ne si presenta uno come quello visto da lui quella mattina diventa un’impresa da sudar sangue anche soltanto resistere all’impulso di riconsegnarsi all’eternità. Avrebbe dovuto essere orgoglioso di quella vittoria, e in effetti fino a mezzogiorno si sentì quasi a posto con sé stesso, ma non poteva certo star lì a rimirare medaglie per sempre: aveva ancora così tante battaglie da combattere, e in molte di esse lui rappresentava entrambe le parti in causa, cosicché non gli era possibile uscirne completamente vincitore…
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Non potete immaginare quello che è successo oggi… pertanto ve lo dico io. Anzi, meglio che ve lo spieghi il buon Ysi. Se dopo aver letto vi sentirete più ultimi degli ultimi non posso farci niente, avreste dovuto pensarci prima 🙂
Oggi è giunto il giorno! Il concorso è conchiuso perché ho deciso che prossimamente ne dovrò indire un altro ed allora prima che la notte di Ognissanti possa trovarci con un concorso aperto, questa avvincente sfida termina qui!
Quindi quello che farò adesso sarà elencare i partecipanti con i propri sforzi commentantoli. Ricordando che i requisiti erano la scrittura di un articolo che potesse sembrare scritto da me.
Ed ecco i partecipanti, assolutamente non in modo cronologico. Potrei stare omettendo qualcuno perché il disordine con cui ho tenuto le cose hanno reso complicato il reperimento di tutti gli articoli, non molti in verità, in caso me lo si può far notare e chissà, la premiazione potrebbe anche venire consegnata all’elemento perduto: proprio come un concorso pubblico!
La prima partecipante è stata lamelasbacata con il suo Nottetempo in cui racconta e disegna le avventure vittoriose di un’alzata notturna.
È stata poi…
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Spente le luci
spietate della mente:
notte serena
Sono troppo ignorante anche solo per accettare o rifiutare le premesse alla tua domanda, figurarsi rispondere... Dico solo che mi…