Si alza ed esce dalla cucina. Si avvicina al divano e guarda la libreria, tutti quei libri dei quali ne avrà letti sì e no dieci… anzi nove e mezzo, tutti libri di Ilaria. Gli ha detto che non si è ancòra organizzata per portarli via, ma lui pensa che li usi come scusa per tornare lì, per rivederlo: la convivenza a volte aveva fatto rima con sofferenza ma riescono a passare del buon tempo assieme, è rimasta una certa complicità fra loro; e riesce ancòra a farla ridere, ed è bellissimo. I dorsi dei libri ondulano. Davide chiude gli occhi e si appoggia allo schienale del divano, conta fino a dieci e riapre gli occhi. Tutto a posto.
Si gira verso destra e osserva la scia di paperelle. Gli rivolgono il sedere e sono disposte in modo che con dei passi corti le possa calpestare comodamente tutte. Prova una sincera ammirazione per la propria mente: quelle perfette illusioni proiettano persino un’ombra! Va bene, pensa, prendiamolo come un diversivo. Diversivo? Divertimento, quella è la parola, che c’entra il diversivo? Una mezza idea sta per illuminarlo ma il mal di testa provvede a spegnerla sul nascere.
Parte. Destro (la paperella sparisce) – sinistro (sparisce) – destro (rimane) – sinistro (sparisce) – destro (rimane) – sinistro (sparisce) – destro (sparisce) – sin…
quiiiiii…
Fa un salto
…-quòu?
comicamente simile a quello di una lepre: mentre è ancòra in aria si gira e atterra ruotato di novanta gradi verso sinistra, perché nel primissimo istante il suo orecchio non è riuscito a localizzare il punto di provenienza del suono. Tutte le paperelle spariscono tranne una più avanti, di fronte alla porta del bagno, e quella che ha appena calpestato. Sembra vera. Ha la strana impressione che il suono del rigonfiamento sia stato leggermente sbagliato, come se contenesse una domanda.
Si piega sulle ginocchia e prova a raccoglierla. Ci riesce e il suo cuore batte un unico TUM! più forte in mezzo alla regolarità degli altri. Si rialza lentamente. Prova a verificare
quii-quii-quii
con circospezione la realtà dell’oggetto che ha fra le mani, poi ne osserva l’espressione: ebete, ma con una benda nera sull’occhio sinistro. Una paperella pirata? Il suo cuore accelera, e quando se ne rende conto accelera ancòra di più, si rende anche conto che sta sudando nelle solite zone -fronte, inguine, dietro le ginocchia, ascelle ovviamente, l’attaccatura della mascella al collo, e le mani, soprattutto le mani- in cui suda quando è sotto stress, e così la sudorazione aumenta, e poi c’è il mal di testa giunto al punto in cui in pratica riesce a sentire le ondate frangersi contro il cranio e in cui compaiono appena dietro gli occhi come delle piccole e spietate sfere di dolore, e in mezzo a tutto questo un brivido che, partito appena sopra al culo, in un amen gli risale la spina dorsale fino alla nuca e si ramifica e gli riempie la parte alta della schiena come uno spettacolo di fuochi artificiali.
Guarda nel corridoio ma solo per un attimo, giusto il tempo di appurare che anche l’ultima paperella finta è sparita. Non ha intenzione di controllare se nell’armadietto del bagno c’è o no la paperella originale, perché in ogni caso la paperella che ha in mano e che non dovrebbe essere lì è un elemento sufficiente per ritenere qualunque situazione ugualmente sconcertante. Sente che la febbre gli sta salendo. Sulla schiena ha un formicaio impazzito di brividi, gli sembra che la faccia gli stia andando a fuoco e tutta la stanchezza che la doccia gli ha lavato via dalle gambe è ritornata con gli interessi. La scelta che compie è una sua specialità: rimandare. Sono passate da un po’ le dieci e non ha ancòra cenato: decide di limitarsi a qualche avanzo di affettato e poi di andare sùbito a letto (quel letto troppo grande), domani è domenica e ne approfitterà per dormire il più a lungo possibile, il giardino se ne farà una ragione. Getta la paperella pirata oltre lo schienale del divano ed entra in cucina. Ora in tv c’è di nuovo quella tal Lady Gaga, che avrà pure le sue qualità ma che fisicamente è fatta proprio male. Guarda distrattamente lo sportello del frigo così vuoto e si butta sulla sedia lì di fronte, frastornato e avvilito e sudato. Ha il tempo di rendersi conto di aver dimenticato il cellulare in bagno, poi viene sconfitto dal sonno.
A un certo punto ritorna un po’ in sé e percepisce la superficie del tavolo contro la fronte -un contatto umido di sudore- e il dolore nei muscoli del collo -deve essere passato un bel po’ di tempo. Sa che dovrebbe alzarsi eppure non riesce nemmeno ad aprire gli occhi, sperimenta un’impotenza che non è quella dei sogni perché è ben conscio di ogni parte del suo corpo ma è come se gli impulsi che si ostina a inviare dal cervello andassero perduti appena prima di raggiungere la meta. Si lascia sconfiggere di nuovo senza opporre una vera resistenza.
Al successivo quasi-risveglio un’ombra lo convince ad aprire gli occhi almeno per metà: qualcuno (lui stesso, per forza, altrimenti chi altri?) ha spento la tv e al centro del tavolo c’è un ippopotamo rosa, quell’ippopotamo di gesso che fino a due-tre giorni prima non si era mai mosso da sopra la libreria, e che ora lo sta fissando -ma di questo non è sicuro. Non sa cosa pensare -la febbre e tutto il resto non fanno bene alla lucidità. Scommette sull’irrealtà di ciò che crede di aver visto e un’altra volta si arrende.
Attendo… Sono curiosa come una 🐒.
Cmq studiato alla perfezione. Tira dritto senza fronzoli. Un racconto ben congeniato e alimentato da aspettative crescenti.
Ottimo, assai.
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Bene, riuscire a incuriosire è una delle mie priorità 🙂
Grazie per tutte le parole… 🙂
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Allora é un centro perfetto.
A te grazie
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Ma no grazie a te
(Chi si stanca prima? 😀 )
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io…..😉
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vorticoso tutto questo immobilismo. Mi sento un po’ spiaggiata 🙂
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Spiaggiata!? Mmm🤔
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Ma muovo il codone eh!
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Ah adesso sì che è chiaro 🤔😲😛
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Ahahah! Questa sera non pretendo esaustività da me stessa. 🙂
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Imparerò a non chiedere 😛
(Non ti aspetterò, sai? 😛 Ho paura che Biagina potrebbe mordermi se lascio passare troppo tempo 😮 😀 Domenica ho in programma l’ultima parte…)
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No invece, chiedi, è solo questa sera che non ho prontezza.
Ah, ma ripasso. Con tutta l’attenzione del caso 😊
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Ma è perché stai facendo baldoria? 🙂
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🤐
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Eh quanto mistero, e che sarà mai!? Sarà mica il tuo compleanno!?
Vabbè vabbè ho capito, non-dire, nessun problema.
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No no, sono un’arietina 🙂
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Visto? Non mi ricordo tutto 🙂
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e io te lo ricordo 🙂
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Ti chiamerò post-it 😀
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Che lusso! Ho scritto un micro raccontino… Meglio di no 🙄
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I racconti sono sempre ben accenti – se sono mini poi…! 🙂
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Asp
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😴😴😴
😛
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🤸🏻♀️
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Beh, buonanotte 😉
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Notte a te, io ne ho per almeno altre 3 ore ☹️ ciao 🙂
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😱
Non cerco risposte, non farò nemmeno la domanda, ma capirai che a lèggere una cosa così uno se le fa, le domande…
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😀 passate le domande?
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Domande? Quali domande? 🙂 😉
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Fiuuuuuu 😊
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…
so che questa la odierai ma… Santamaradona quanti animali ha sparsi per casa?
Buongiorno ricciobeccuto 😉
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Dico solo che sto già cercando di rimuoverla… 😛
Quanti animali? E poi, sai… No, non dico niente 😛
Buonanotte 🙂 😉
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Ahahahah, lo sapevo!
… Non ti azzardare che ti piego il becco!
Buona giornata😁
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Rimuoverla dalla memoria intendevo, qui la lascio di sicuro, ché si sappia quello che mi combini 😛
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E tu sai che so fare di peggio
BUAAAAHAHAHAHAH
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Altroché! 😛
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