* * *
Ho voluto troncare a questo punto il racconto per non sconfinare nel territorio dei polizieschi, che non amo particolarmente, e soprattutto per non avventurarmi nel giudizio di un’indagine ufficiale (e di conseguenza dei pubblici ufficiali che l’hanno svolta), giacchè non possiedo nè sufficienti informazioni nè adeguate competenze per farlo. Chiunque non abbia vissuto su Marte sa già come si sia conclusa la vita di Ilaria, e deve affrontare le inquietanti domande che sorgono confrontando le parole dei testimoni (quattro dei quali agenti della Polizia di Stato) con la descrizione dell’incidente racchiusa in “Superstizione”.
Questa tragica vicenda mi ha attirato fin da subito (prima ancora della morte della Fassa) per l’apparente assurdità della spiegazione fornita da Ilaria, una ragazza che non mostrava certo segni di squilibrio nè sembrava una fredda calcolatrice, come chiunque ha potuto rendersi conto dalle pur poche parole pronunciate davanti alle telecamere dei notiziari televisivi, che pure qualcuno ha cercato di far passare per rivelatrici del tentativo di sfruttare i media allo scopo di ingraziarsi l’opinione pubblica e di conseguenza trarne vantaggio durante il processo. Questa universitaria, timida e impacciata davanti ai microfoni, viene accusata di aver ucciso il suo convivente in maniera brutale e lei sostiene che sia tutta colpa di un suo racconto? O ci prende in giro o è pazza, è stata la mia, e non credo solo mia, prima reazione.
A quel tempo non pensavo affatto di scrivere di quella vicenda, il mio interesse era vòlto solamente a dare una spiegazione il più razionale possibile dello svolgimento dei fatti e magari delle motivazioni che stavano dietro all’omicidio (perchè non poteva che essere un omicidio, mi dicevo). Con questo spirito mi sono gettato su ogni fonte che potesse essermi d’aiuto: servizi televisivi, articoli di giornale descrittivi e opinionistici, ricerche in internet; e con questo stesso spirito ho sfruttato alcune mie conoscenze (che ringrazio sentitamente) per ottenere informazioni celate ai più per quanto riguardava sia lo stato delle indagini, sia i particolari di quel racconto (su questo il mio vantaggio rispetto alla maggior parte delle persone non ha superato il mese).
Ma poi c’è stato l’incidente che, inutile negarlo, mi ha lasciato a bocca spalancata e in compagnia di qualche brivido. A partire da quel giorno mi sono chiesto seriamente: e se fosse tutto vero? Se fossi stato supponente a non credere alla versione della Fassa? E ripensando al contegno di lei, non lo si poteva associare all’abbandono all’ineluttabilità del destino? Sebbene assurda quella teoria era l’unica che non lasciasse indietro alcuna tessera del puzzle. E tutto ciò non rappresentava un’ottima base per un racconto? Così l’idea ha cominciato a formarsi nella mia testa, un qualcosa però di indistinto, nebuloso e amorfo, dato che avevo troppo poco per portarla a compimento, soprattutto non mi era ancora chiara la tipologia di rapporto che aveva legato i due protagonisti: stavano insieme o erano solo amici? O convivevano solo per necessità? Come ricorderete nessuno aveva chiarito definitivamente questo aspetto e così avrei avuto troppe falle da tappare per non rischiare di far prevalere le mie ipotesi fantasiose sui fatti come potevano essere dedotti dalle varie ricostruzioni.
Accanto a ciò bisogna anche dire che mi sono ritrovato, com’è facile immaginare, davanti a un dilemma etico: avevo io il diritto di sfruttare una tragedia da poco conclusasi, i cui effetti (carichi di dolore, sì, ma anche di incertezze relative allo svolgimento dei fatti e ai possibili sviluppi del processo) gravavano ancora su parenti e amici delle vittime, per rendere più interessanti le ore del mio tempo libero? Ammetto che mi autoassolvevo facilmente tramite due valide argomentazioni: primo, fino a che non comincio a lavorarci seriamente dandogli una forma riconoscibile un racconto non è che un ammasso contorto di intuizioni e pensieri non sempre rispondenti alla mia volontà e di cui quindi non posso avere la completa responsabilità; secondo, scrivendo esclusivamente per me stesso ero certo che mai in nessun modo avrei potuto ferire i sentimenti di chicchessia, ricordate che allora non avevo ancora pubblicato nemmeno una riga (e a chi rimpiange quel tempo dico: avete tutta la mia comprensione). Devo ammettere che non mi sembrano più così valide come le avevo trovate allora.
Ma, mentre un anno dopo io non avevo ancora compiuto progressi significativi, ecco il colpo di scena: “Spezzami il cuore”. A Roma andava in scena la prima di quello spettacolo squallido, sensazionalista e pornografico che è riuscito proprio grazie a queste caratteristiche a far parlare di sè anche oltre i nostri confini. Figlio del bisogno di notorietà di un manipolo di sconosciuti? Tutt’altro. L’autore della sceneggiatura è una delle personalità più celebri (e celebrate) della nazione, e forse (almeno lo spero) è per questo che si è tranquillamente passati sopra alle questioni morali sollevate dal frutto del suo lavoro, mentre gli attori principali sono stati pescati dal popoloso laghetto dei virtuosi del conformismo, che si distinguono non tanto per le presunte doti quanto per la precisione di allineamento all’unica corrente di pensiero ammessa (sì, è proprio quella a cui state pensando, sempre la stessa). Quindi ogni critica è stata respinta prepotentemente? No, sarebbe già stato un progresso, invece a nessuna critica è stato concessa la visibilità di un media di primo piano. E allora tutto è concesso in nome della libertà di pensiero! Come dite? Vi sembra una contraddizione difendere la totale libertà di un artista e rifiutare di prendere in considerazione le rare critiche al suo lavoro? Fin qui siamo d’accordo ma lasciatemi dire questo: pur considerando la definizione più includente possibile della parola “arte”, dobbiamo comunque distinguere all’interno di essa delle opere “buone”, “cattive”, “pessime”,”ottime” e così via. Concetti molto soggettivi, è ovvio, ed è per questo che illustrerò la mia personale opinione con degli esempi. Un’opera che ricerchi la bellezza dovrà per forza raggiungerla, altrimenti avrà mancato il suo scopo: tanto per rimanere terra terra, un ritratto eseguito male non può essere un esempio di buona arte. Un’opera concettuale dovrà rendere chiaro il concetto che la sostiene, altrimenti avrà mancato il suo scopo; questo etichetta la stragrande maggioranza dell’arte attuale come “arte pessima”: l’opera dovrebbe essere autonoma, invece, quando per afferrarne il significato è necessario affiancarle un cartello esplicativo oppure un’interpretazione dell’autore ancora più criptica dell’opera stessa, allora l’opera ha fallito e spesso non è nemmeno arte. Parlando di letteratura, teatro e cinema, come distinguiamo le opere “cattive”? Un’opera che non suscita riflessioni profonde e non stuzzica dubbi nelle convinzioni personali potremmo porla a un livello più basso di una che lo fa, ma può possedere ugualmente una sua dignità: a un’opera di puro intrattenimento, per esempio, si chiede soltanto che sia avvincente e ci distragga; se non è ambientata in un universo del tutto fantastico, allora ha il dovere di essere verosimile, altrimenti ha fallito nel suo intento.
Senza tediarvi ulteriormente passo subito al famigerato spettacolo e comincio da un brevissimo riassunto per chi non lo conoscesse bene: Ilaria e Davide vivono assieme ma non sono innamorati, la loro è un’attrazione puramente fisica che si esplicita in rapporti, che immagino si possano definire sado-maso, durante i quali lei maltratta lui in parecchi modi, lo frusta (anche là sotto) e gli sputa addosso, lo ferisce volontariamente con un coltello sull’addome e sulla schiena, addirittura lo sodomizza con il manico della frusta e con molti altri oggetti. Ho assistito a una rappresentazione e posso testimoniare che tutto questo è reso in maniera fin troppo realistica, davvero al limite della pornografia. Oltretutto Ilaria umilia Davide anche al di fuori delle lenzuola, maltrattandolo e sfruttandolo in tutti i modi. Un giorno lui le confessa di aver pensato al suicidio (non viene spiegato bene per quale motivo) e Ilaria gli propone di farsi uccidere da lei, ma non prima che lei abbia finito di scrivere un racconto che descrive come si svolgerà quest’omicidio (è possibile immaginare qualcosa di più inverosimile?), omicidio che fra l’altro non viene mostrato giacchè lo spettacolo termina prima di quella che a buon diritto avrebbe dovuto essere una delle scene principali, probabilmente per l’impossibilità di escogitare un’uccisione che riesca a spiegare adeguatamente le condizioni nelle quali è stato ridotto il corpo di Davide.
Ci si potrebbe chiedere: qual è lo scopo di questo spettacolo? Far riflettere? Non si direbbe proprio, i dialoghi sono scarni e privi di una pur minima profondità. Certo, il fatto di dedicare la maggior parte del tempo a mostrare le pratiche sessuali estreme fra i due è di per sè una scelta che potremmo interpretare come una volontà di criticarle, di evidenziarne il lato grottesco. Niente di più sbagliato, non vi è nessun segnale che ci possa portare in quella direzione, al contrario tutto è fin troppo serio: potrebbe allora darsi che si voglia far passare quelle oscenità quali esempi di come dovrebbe essere un rapporto maturo, ma naturalmente niente è chiaro in certe opere e ciò aiuta a far credere che siano uno scrigno ricco di significati quando in realtà non contengono un bel niente (a proposito, cosa dire dei venti schermi televisivi della scenografia, nei quali passano ininterrottamente vari filmati sado-maso, non so se girati all’uopo o recuperati da chissadove?).
L’unico momento di sensibilità artistica è quello in cui Ilaria promette di uccidere Davide, in ciò seguendo perfettamente la morale che la società attuale ci insegna: in certe situazioni dare la morte è un atto d’amore. Anche io che non sono affatto in sintonia con questa sentenza sono comunque stimolato a rifletterci su e questo è un punto a favore del valore dell’opera. Ma resta l’unico. Perchè nemmeno la trama è realmente presente: l’unico sviluppo è rappresentato dalla progettazione, mai svelata nei particolari, di un omicidio che nemmeno viene mostrato; niente di tutto ciò stupisce, perchè ricalca l’ipotesi più accreditata dai media, e così lo spettatore si annoia. Allora cosa resta? Un esercizio di scandalismo e di voyeurismo, un patetico pretesto per mettere in mostra corpi nudi che ansimano e godono, una sfida alla capacità di sopportazione dello spettatore. Il fatto è che sono talmente assuefatto da non riuscire più a scandalizzarmi, riesco solo ad avvilirmi e a provare pena per quei poveretti che credono di dimostrare così il loro coraggio, come bambini orgogliosi delle loro parolacce.
Quello che più disturba in questa iniziativa è però l’aver osato intrappolare dentro alle strette maglie di una visione distorta e limitante una vicenda reale che continua a produrre dolore ancora oggi a distanza di quasi due anni, figuriamoci allora, quando il processo vero e proprio non era ancora in vista. Con la scusa dell’anticonformismo e dell’antibigottismo questi squallidi personaggi si sono permessi di infangare la reputazione di due giovani la cui esistenza è stata troncata prematuramente, il che per come la vedo io equivale ad appendere quadri osceni alle loro lapidi; ma non contenti, credo di non averlo ancora scritto, hanno addirittura utilizzato i loro veri nomi! E, colmo dei colmi e ineguagliabile meschinità, hanno negato di aver preso spunto dalla realtà per l’ideazione di quel mostricciattolo; a tal proposito ecco la risposta del prode autore ai dubbi avanzatigli da un incauto giornalista:
“Ero sicuro che non sarebbe mancata la polemica, l’Italia è ancora così indietro, così provinciale… Questa domanda dimostra una visione così chiusa… D’altronde cosa ci potevamo aspettare? [ride rivolto agli altri giornalisti presenti] Uno prova ad alzare la testa oltre il proprio cortile per parlare della condizione universale dell’uomo ed ecco che lo accusano di sfruttare l’attualità… Poverino, non gli viene in mente che i nomi potrebbero essere una coincidenza, eppure è così intelligente… [ride ancora] Va bene, altre domande?”
Vi consiglio di guardare questo filmato, tratto dalla conferenza stampa romana organizzata dopo la prima dello spettacolo, e di proseguire nella visione per ammirare quello stesso giornalista di cui il sommo autore si è preso gioco alzarsi in piedi, battere le mani lentamente, solennemente, fissandolo negli occhi fino a fargli abbassare lo sguardo per poi andarsene, seguìto da qualche collega.
Vogliamo spegnere il cervello e credere che fra tutti i nomi possibili abbiano davvero scelto per pura coincidenza proprio quelli dei due protagonisti di una vicenda che riempie le pagine dei quotidiani e che, guarda caso, ha molti punti di contatto con la loro squallida messinscena? Facciamolo pure, ma ciò non accrescerebbe di molto la stima dovuta loro, perchè a quel punto le ipotesi si ridurrebbero a due: o sono talmente imbecilli da non essersi resi conto dell’incredibile rassomiglianza fra finzione e realtà (ah, il caso…), o sono così insensibili da non aver preso in considerazione la possibilità di ferire i sentimenti delle persone coinvolte nella tragedia. Quale che sia la verità, hanno comunque dimostrato di non meritare alcuna ricompensa per i malformi frutti del loro lavoro (ancora adesso mi pento di essermi lasciato convincere a contribuire col mio biglietto alla loro supponenza) e spero vivamente che quello spettacolo esca definitivamente dalle programmazioni (già quasi ci siamo, anche se temo che le varie fasi del processo attualmente in svolgimento possano ridargli vigore) ma senza smettere di essere un’eterna macchia da rinfacciare a chi l’ha ideato.
Quello spettacolo mi ha però permesso di imboccare la svolta decisiva. Ho avuto l’enorme privilegio (frutto, come immaginerete, più dell’amicizia che del merito) di affiancare un giornalista inviato a raccogliere le reazioni delle famiglie Fassa e Giovannetti alla vergognosa rappresentazione. Con mia grande meraviglia il sentimento preponderante non era la rabbia ma lo sconforto, qualcosa come “cosa vuole che ci aspettassimo?”, il tutto con dignità e compostezza davvero ammirevoli, che al loro posto fatico a credere avrei dimostrato. E’ stato il fratello di Davide a confessarmi che nessuno aveva ancora preso sul serio le parole di Ilaria, forse nemmeno gli avvocati difensori; a quel punto non mi sono potuto trattenere dall’offrirmi quale mezzo per diffondere una voce diversa e, lasciatemelo dire, autorevole. Sono orgoglioso di essere stato ritenuto da familiari e amici di Ilaria e Davide degno di fiducia, e spero di riuscire a tener fede a ciò che hanno visto in me. Colgo l’occasione per ringraziarli per la totale disponibilità e per la forse eccessiva stima accordatami: grazie, sia a chi posso adesso onorarmi di chiamare amico che a chi mi ha comunque dedicato con gentilezza ore del suo tempo, tutto questo non sarebbe stato possibile senza di voi, senza le vostre confidenze e senza i riscontri che mi avete aiutato a effettuare.
Senza l’aiuto di un gigante dell’editoria come la […], che ringrazio sentitamente in special modo nelle persone di […] e di […], avrei rischiato di mancare il mio obiettivo, che è di diffondere il più possibile quella che ritengo la verità. Naturalmente non credo di essere un idiota e quindi so bene che la […] non lo fa per beneficenza e che anzi ha tutto l’interesse a sfruttare un simile caso mediatico a scopo di lucro. Ciononostante ha sopportato ogni mia richiesta anche contraria alla sua direzione di marcia (pur di non lasciarsi scappare un affare, dite? Può darsi, ma il successo non è per niente scontato, ammettetelo): ho praticamente urlato ai quattro venti di aver ottenuto la pubblicazione grazie a una mia amicizia all’interno dell’organigramma societario, ho posto il veto a qualsiasi modifica della mia stesura finale, ho imposto di bloccare il lancio sul mercato fino a due settimane dall’inizio del processo, ho rifiutato di partecipare a interviste, a conferenze stampa e ai dibattiti che ho voluto fossero organizzati per rilanciare la discussione sul caso. Tutto ciò naturalmente risponde a una volontà razionale: non ho intenzione di inseguire una carriera letteraria e perciò non vedo la necessità di giovarmi delle correzioni e degli abbellimenti che potrebbero rendermi più apprezzato nelle case e nei salotti; non solo intendo lasciare in un cassetto fino alla mia morte i miei deformi figli artistici ma intendo altresì evitare di mettere in mostra la mia goffaggine e la mia scarsa profondità, che potrebbero soltanto nuocere alla causa che servo. Credo sia questo che i congiunti di Ilaria e Davide abbiano visto in me: io non cerco la gloria o la fama (e i miei limiti rivelano che non potrei comunque raggiungerle), ho solo spremuto il meglio di me stesso nella testimonianza di una verità, nella speranza che venga almeno ritenuta possibile.
L’obiettivo immediato è interferire col processo in corso. Questo è contro la legge? Non lo so, ma vale comunque la pena di farlo. Quello che segue potrebbero chiamarla istigazione a delinquere: manifestate rumorosamente fuori dal tribunale e fate sentire la vostra opinione in tutti i luoghi nei quali venga discusso il caso, ma più di tutto cercate di partecipare alle udienze gridando l’innocenza di Ilaria, per instillare il germe del dubbio nei giudici. In questo modo servirete la verità e avrete non solo la mia riconoscenza ma soprattutto quella di chi, oltre ad aver perduto qualcuno nel sangue, è anche costretto a vederne diffamata la memoria in un procedimento nel quale l’accusa intende trasformare una vittima in colpevole. Leggendo fin qui avete compiuto un primo passo, non fermatevi proprio adesso.
FINE
Era facoltativo ma l’ho letto…
All’inizio non sono riuscita a capirne ” l’utilità”… Per la storia stessa… Ma andando avanti… Sì, hai scritto facoltativa ma potresti anche toglierla dal titolo
Ci sono tantissime riflessioni ( forse troppo per il mio neurone solitario e quasi in letargo) tutte interessanti… Il discorso sull’arte è molto bello, bravobravo!…
Ma dimmi una cosa… Questa parte era già li fin dall’inizio o è un’aggiunta di questo momento?
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Il tuo neurone se non ricordo male è bello grosso, perciò non venirmi a raccontare storie… 😛
No, nessuna aggiunta recente, c’era già tutto. Che però non significa che fosse contemplato quando sono partito… In realtà sono partito senza mèta, a casaccio: non ricordo se mi è venuta prima l’idea della leggenda del Risma o l’immagine della goccia di sangue nella doccia, ma comunque poi sono andato avanti a “cosa potrebbe succedere?”, sapevo già che sarebbero morti entrambi ma, a parte quello, nient’altro. Quando ci ho messo l’indizio di Spezzami il cuore, pensavo solo a un accenno, ma quando ero quasi in fondo mi è parso interessante svilupparlo… e così ecco questa ultima parte così luuunga 😉
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… Adesso non mi resta altro da fare che leggerlo tutto insieme… Ma dovrò stamparlo altrimenti perdo gli occhini…
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Mi sembra un’idea folle… Ma fa’ come vuoi…
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è un’idea mia.. 😉
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Complimenti Ivanof! Come le migliori cose facoltative, questa parte è fondamentale!
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Grazie ma sicuramente esageri dài 🙂
Visto come polemizzo contro qualcosa che ho inventato io stesso? Sono disgustoso! 😉
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Spregioso, il termine giusto è spregioso. Polemizzare contro sé stessi lo sanno fare solo i piú bravi: solo loro hanno la forza per non cedere alla tentazione dell’onnipotenza!
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Allora spregioso, ok 😉
Cercherò ugualmente di resistere!
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Cosí si deve fare!
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E così farò!
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Sei bravo!
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Non preoccuparti se ci vedi male, è colpa della distanza 😉
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😛
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Proprio contenta tu abbia scritto anche quest’ultima parte, mi era rimasto un non so che di interrotto.
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Eh… mi premeva soprattutto far capire che pure Ilaria era morta, togliere qualunque possibilità di ottimismo…
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Mi sembra giusto….. quel “FINE” in effetti non lascia speranza.
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oh ma io ho pensato fosse tutto vero… sarò scema! però mi sa che devo rileggerlo bene dal pc e con attenzione! questa è una parte fondamentale tanto tanto ivanoh! hai detto un sacco di cose vere in questo scritto però…
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Allora sembra davvero vero! (Questo è un bel complimento, grazie 😉 )
Però continuo a criticare questo malcostume di leggere i finali prima di aver letto il resto… Non si fa, no no! 😛
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ecco ti dico che mi mancava l’ultima parte ed ho appena finito di leggerla! mi hai preceduto nella risposta prima che io scrivessi sulla decima parte… “che capocciotta che sono”! e ti credo che pensi che son un po capretta! comunque è vero davvero! sei stato bravissimo! non vedo l’ora di leggere altre cose! e stavolta visto che già ti conosco e non devo andare a ritroso leggerò tutto ordinatino, anche se io non lo sono!
hai ragione non si fa no no! ma io son pure quella che non legge istruzioni e avvertenze…
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Adesso però mi dispiace che la prossima settimana pubblicherò una cosa davvero pesante… Ma lo farò lo stesso, e poi la scavalcherò e andrò oltre…
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ma mica legata a questa! pesante in senso di noiaosa??? no vero! tu non puoi essere noioso… un po’ paurevole magari..! ve? ma mi tieni la manina mentre leggo?
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No non c’entra con questa… Pesante nel senso di tragica, triste, e la cosa peggiore è che è molto reale… Forse non è giusto pubblicarla, ma in fondo è anche un racconto, quindi… Boh vedrai…
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beh ma non è detto infatti che siano belle le cose allegre… purtroppo come dici nella vita esistono pure queste cose… quindi ci prepareremo alle lacrime? ma comunque la manina me la tieni lo stesso?
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Forse dovresti essere tu a tenere la mia… Ma ti ricordo (comunque lo scriverò all’inizio del racconto, che è meglio) che sto ancora ri-pubblicando cose del vecchio blog, quindi si tratta di qualcosa scritto più di un anno fa…
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se io tengo la tua inevitabilmente tu tieni la mia! quindi stavolta me posso accontentà va! sennò poi dici che mi lamento sempre e non è nella mia indole!
ma se io il tuo vecchio blog non lo conosco (si può visitare?) quindi per me sonop cose nuove… anche se è scritto più di un anno fa come tu dici in lungo e in largo (vedi che qualcosa la noto), per noi è comunque nuova di zecca!
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Il mio vecchio blog l’ho cancellato, però dopo qualche mese mi sono pentito e quindi ripubblico le stesse cose (a parte le cosette su Ysi e Zeus, e il racconto per la rubrica degli “gnocchi”, che ovviamente sono nuovi)
Però ti dico che è importante sapere che non è nuovo, vedrai che capirai subito perchè.
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ah… menomale che ce le avevi comunque da qualche parte! ma quanto mi sta simpatico ysin?!
guarda sei stato proprio uno gnoccotto con quel racconto da agnese… tra l’altro ho appena commentato il suo post e mi son tagliata il dito perchè stavo per scriverti “secondo me lo guardi”!
ah tu dici che si capisce al volo che non è nuovo? ti saprò dire!
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Mi son spiegato male, è il contrario: non si capisce che non è nuovo, ma si capisce subito il motivo per cui farò notare che non lo è. (Si capisce così?)
Secondo te guardo Sanremo? Ah no, parli di Inter-Juve, vero? 🙂
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emmmh… boh… forse ho capito! si si! c’è un motivo per cui dici che è una cosa vecchie. tu ce lo spieghi altrimenti non lo avremmo mai capito! so brava, ve!
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Non è tutto 😉 Diciamo che potreste preoccuparvi troppo se pensaste che è una cosa di adesso. Vedrai.
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uh santa paperetta! ho bisogno di altre mani da stritolare allora! ma che è, na minaccia?
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E’ un avvertimento, ecco. Si vedrà a suo tempo, ora basta negatività, no? 😉
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no ma infatti! basta negatività! ma comunque stiamo a mette un sacco di esclamativi, quindi almeno l’intenzione è positiva! se vuoi ti faccio il solletico!
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Tanto non lo soffro (tiè! 😀 )
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azz! a me invece basta sapere che qualcuno ha l’intenzione di farmelo e muove un dito anche solo per grattarsi la testa che inizo a ridere e mi aggroviglio!
come ti torturo allora?
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Non puoi. Sono inscalfibile e imperturbabile. UAH-AH-AH-AH-AAAAH! (—> risata cavernosa)
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ammazza che paura m’hai fatto co sta risata! eh ma io ti ho detto cosa puoi fare per farmi dire qualsiasi cosa tu voglia! non è giusto… ora tocca a te svelare!
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Eh ma se non c’è non c’è, arrenditi!
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c’è c’è! solo che hai paura e non vuoi dirlo!
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Se ne sei convinta…
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convintissima! ti pare che non hai un punto debole!
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Eh, sono tutto un punto debole! Però adesso me ne devo andare, buona serata ingorda! 🙂
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eh ma pure io per fortuna sennò morivo! visto che ti avevo salutato di la? son gentilina pure come i biscotti! scherzo!
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Un resoconto completo. Interessante lo spettacolo, è pur sempre un’interpretazione dei fatti…
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Mah, io confermerei tutto il peggio che ho detto sullo spettacolo, proprio tutto…
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Molto fantasioso direi 😀
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Infatti!
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Ma anche divertente… 😉
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Dici?
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Perché no? Già immagino le scene descritte 😀
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E ti sembrano divertenti?
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Mica devo prendere sul serio certe cose, no? 😀
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Qualcuno per me lo fa
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Peggio per loro!
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Eh!
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Già!
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¡ЧƎ
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E questo dove l’hai trovato? Ad una svendita?
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Ma se è lo stesso di prima! L’ho solo messo sottosopra 😉
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Poi dici che non ti piace quel tipo di spettacolo… 😉
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Fai collegamenti parecchio discutibili… 🙂
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Sempre sottosopra è… 😉
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Già già…
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Adesso non darmi ragione per forza!
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Ti do ragione perchè ho sonno 😉
‘Notte sottosopra 😉
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Notte! 😉 😀
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Bellissimo finale, ed io a questo punto non capisco più niente, fantasia o realtà? Mi tocca cercare su google e rileggere le puntate, te possino!
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Se sei davvero in dubbio, allora ha funzionato… Ma credo che una cosa così te la ricorderesti, quindi… 😉
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Ah funzionato si! Sono comunque andato a cercare su gugol… comunque me lo segno, vosto che la realtà spesso supera la fantasia, non vorrei che qualcuno prenda spunto dal TUO racconto!
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:O A questo non avevo pensato. Meglio non diffonderlo allora! 😀
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questo per me è ciò che ho trovato a fine arcobaleno. complimenti Ivano
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Eh addirittura… Allora mi spiace che non luccichi 😉
Grazie davvero, e ogni bene 🙂
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